Pensioni, uomini italiani discriminati rispetto alle donne. L’UE apre procedura di infrazione
Ancora una pessima figura dell'Italia. La Commissione Europea è infatti in procinto di aprire una procedura d'infrazione contro il nostro paese a causa della norma che stabilisce che gli anni di contributi da versare per raggiungere la pensione siano differenti tra uomini e donne. A renderlo noto è stata l'Ansa. Un contenzioso simile era già stato aperto nel 2010 con un autentico ultimatum, sempre per la situazione del pubblico impiego. La questione venne allora risolta dal governo attraverso la riforma che portò anche per le donne, a partire dal 2012, l’età pensionabile a 65 anni.
Il 18 novembre del 2010 la Corte di Giustizia Europea emise una sentenza che sottolineava come un datore di lavoro di diritto pubblico abbia la facoltà di licenziare gli impiegati che abbiano maturato il diritto alla pensione di vecchiaia per promuovere l’inserimento professionale di persone più giovani, darebbe un "vantaggio" di cinque anni per le donne, che maturerebbero prima il diritto alla pensione di vecchiaia. Per la Corte questo costituisce una discriminazione basata sul sesso
Sotto accusa in particolare la legge 214 del 2011, in particolare l'articolo 10 che prevede che gli anni minimi di contribuzione – validi sia per il settore pubblico che per quello privato – per ottenere la pensione prima di arrivare all’età massima sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini. Questa norma, però, contrasta con l’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.