Pedofilia: Papa Francesco chiede il dossier sul cardinale George Pell
Prima è stata la volta di monsignor Jozef Wesolowski, nunzio della Repubblica Dominicana arrestato tre giorni fa dalla gendarmeria vaticana per pedofilia, su indicazione diretta di Papa Francesco. Ieri è toccato a monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano, rimosso per volontà del Pontefice dalla diocesi di Ciudad del Este – in Paraguay – perché accusato di malversazione e copertura di abusi sessuali di preti della sua diocesi. L'operazione di "pulizia" della chiesa, tuttavia, potrebbe essere solo all'inizio e la prossima vittima potrebbe essere un "pezzo da 90", uno dei più stretti collaboratori del Santo Padre: stiamo parlando di George Pell, cardinale australiano membro del ristretto gruppo di consiglieri del Papa nominato recentemente Prefetto della Segreteria dell'Economia, di fatto il ministero delle Finanze del Vaticano.
Pell interrogato un mese dalla Commissione d'inchiesta sulla pedofilia voluta dal governo di Canberra
Stando a quanto rivelato dall'Espresso un mese fa Pell è stato ascoltato dalla Commissione d'inchiesta sulla pedofilia voluta dal governo di Canberra: al cardinale è stato chiesto conto di alcune sue decisioni di quando era arcivescovo di Melburne e di Sydney. I giudici, tuttavia, hanno voluto conoscere nei dettagli il "Melbourne Reponse", un sistema di risarcimento introdotto nel '96 che secondo alcuni osservatori sarebbe stato ideato per "controllare le vittime e proteggere la Chiesa". "Se alcuni parenti di bimbi abusati hanno definito a verbale il cardinale un sociopatico – scrive il settimanale – la studiosa Judy Courtin ha spiegato che le scelte di Pell erano volte a minimizzare i reati, occultare la verità, manipolare e intimidire le vittime".
Papa Francesco ha chiesto il dossier su Pell
Il Papa avrebbe chiesto alla Segreteria di Stato – in particolare a monsignor Beccio – il dossier riguardante Pell. Il cardinale, infatti, qualche anno fa è stato assolto per "mancanza di prove" da un'accusa di molestie su un ragazzo di 12 anni. Ai giudici avrebbe risposto con una frase sconvolgente volta a scagionare la Chiesa da ogni responsabilità: per difendersi, avrebbe paragonato i sacerdoti ai camionisti che importunano le autostoppiste: "Non credo che la compagnia di trasporti possa essere responsabile delle azioni dei suoi camionisti". Di fatto la vicenda avrebbe già avuto qualche ritorsione sul mandato dell'australiano: Papa Francesco ne ha recentemente ridimensionato il potere sull'Apsa (amministrazione del patrimonio apostolico) esautorandolo dalle decisioni strategiche principali, che rimarranno in mano al cardinale Calcagno.