È tranquillo Pino Maniaci, "tranquillissimo" mi dice mentre risponde trafelato come sempre nel pieno del montaggio del suo telegiornale, dalla sede della piccola emittente televisiva Telejato dove ogni giorno Pino e i suoi collaboratori non lesinano attacchi alle mafie. Ed è proprio per questo che la notizia di un'indagine a suo carico per tentata estorsione (come anticipato questa mattina dalle pagine dell'edizione palermitana di Repubblica) ha destato molto scalpore nel mondo dell'antimafia: il giornalista siciliano, che trasmette nella zona tra Partinico e Corleone, ha subito diverse intimidazioni nel corso della sua carriera (tra cui anche un incontro "faccia a faccia" con il figlioccio del clan Vitale proprio di Partinico, l'auto bruciata e molto altro) ed è diventato un esempio per molti che da sempre lo invitano ad iniziative antimafia tra i comitati e nelle scuole. Pino Maniaci (con Lirio Abbate) è inserito anche nell'elenco dei 100 "eroi dell'informazione" stilata da Reporter Senza Frontiere, unici due italiani.
Secondo l'indiscrezione di Repubblica Pino Maniaci oggi sarebbe indagato per avere chiesto (e ottenuto) posti di lavoro e finanziamenti alla sua televisione in cambio di un "occhio di riguardo" nelle sue denunce. "Ma ti rendi conto? – mi dice – è una storia assurda, tra l'altro in una famiglia come la mia e in un'attività in cui non abbiamo nemmeno i soldi per pagare le bollette della luce". In effetti Telejato, per chi la conosce, è frutto più di volontariato e spirito di servizio e certo non è luogo di potere o denaro: "bisogna avere l'onestà intellettuale per raccontare tutto dall'inizio", mi dice.
E allora cominciamo dall'inizio. È stato proprio Pino Maniaci con Telejato a denunciare per primo lo scandalo della "gestione allegra" da parte del Giudice del Tribunale di Palermo Silvana Saguto (oggi sospesa dalla funzione e dallo stipendio dal CSM) in cui è rimasto anche coinvolto l'amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. Proprio Seminara avrebbe, qualche tempo fa, denunciato Maniaci per stalking, "e così – mi dice Pino – hanno potuto ascoltare le mie telefonate per poterci trovare dentro qualcosa su cui costruire un'accusa qualsiasi. I giornali però dovrebbero anche raccontare che nel processo che ha portato alla sospensione del giudice Saguto c'è proprio una sua telefonata in cui parlando con l'ex Prefetta di Palermo esulta perché avrebbero trovato il modo di zittirmi con un procedimento penale ad hoc. E – continua Maniaci – eccolo arrivato. Una vendetta, nient'altro che una vendetta".
Per questo Maniaci insiste nel rimarcare la propria tranquillità: "Mi avevano detto che questa volta non sarebbe stata la mafia a farmela pagare ma l'antimafia e il momento è arrivato. Vorrei capire, del resto, cosa ho ottenuto visto che nella mia famiglia sono tutti disoccupati." Dalla Procura parlano anche di estorsione di denaro ai sindaci di Borsetto e Partinico: "Certo, la moglie del sindaco ha un negozio di giocattoli che pubblicizza sulla mia rete televisiva, come tutte le altre della zona, per circa 200 euro. 200 euro, capisci? Sono un estorsore ridotto male, direi". E tranquilli si dicono anche i suoi avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino. Tra l'altro, in tutto questo l'avviso di garanzia al momento non c'è. "È la solita delegittimazione – mi dice Pino – sono tempi bui per l'antimafia. Molto bui. Non si capisce più chi siano i buoni e chi siano i cattivi". Prima di lasciarlo gli chiedo anche di quell'ultimo attentato subito che non sarebbe, secondo le stesse indiscrezioni, una vendetta mafiosa ma piuttosto una vicenda privata: "Perfetto – mi risponde – quindi significa che c'è un indagato. Non vedo l'ora di sapere chi sia".