L'aveva detto Marco Pantani, il giorno stesso, quel 5 giugno a Madonna di Campiglio in una confusa conferenza stampa in mezzo a telecamere traballanti e giornalisti accatastati l'uni sull'altro: «c'è qualcosa di strano» aveva dichiarato il Pirata, facendo riferimento a dei valori del sangue che solo poche ora prima risultavano perfettamente nella norma. Ora i dubbi cominciano a prendere consistenza e si torna alle parole (a cui in pochi avevano dato credito) del famoso criminale Renato Vallanzasca che raccontò come, in carcere, un suo compagno di cella vicino ad ambienti camorristici legati alle scommesse clandestine gli garantì che Marco Panatani non avrebbe portato a termine quel Giro d'Italia: la camorra avrebbe dovuto scucire troppi soldi per le scommesse sul campione, meglio fermarlo, in qualsiasi modo. E la modalità scelta fu appunto quella di sostituire i valori del sangue per procuragli la squalifica.
La notizia che oggi rimbalza un po' ovunque in realtà era già stata oggetto di un'inchiesta nel '99 a Trento (poi archiviata) e si potrebbe chiudere con un'archiviazione anche se, per il Procuratore Capo della Procura di Forlì Carlo Sottani e il pm Lucia Spirito «sono emersi elementi dai quali appare credibile che reiterate condotte minacciose ed intimidatorie siano state effettivamente poste in essere nel corso degli anni e nei confronti di svariati soggetti che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella vicenda del prelievo ematico. Tuttavia gli elementi acquisiti non sono idonei ad identificare gli autori dei reati ipotizzati».
La novità starebbe tutta in una telefonata intercettata in cui uno dei compagni di cella di Vallanzasca racconta alla figlia di essere stato a conoscenza della mossa della camorra: “E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?.” chiede la figlia, e il padre risponde “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni. […] Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte ‘e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma.” La figlia insiste, chiedendo “Ma è vera questa cosa?.” “Sì, sì, sì… sì, sì.”
Cinque volte sì. E improvvisamente quel dubbio diventa un'idea fitta nel costato per i tanti tifosi del Pirata e tutti gli appassionati di ciclismo. Ovviamente anche la madre di Pantani, che da tempo lotta per avere una verità, ora si permette di tirare un sospiro di sollievo. Eppure questa storia torbida potrebbe anche essere una lezione utile, perché le facce incredule di chi non riesce ad associare un pezzo di mito con una forma così brutale di mafia forse ci dicono che davvero esiste un pezzo di sport (e di mondo) che pensano che le mafie non siano "cose nostre". E invece macchiano dappertutto. Anche il poster che tenevamo in camera da ragazzini.
Questo rumore di Pantani vicino alla camorra, come di unghie sulla lavagna, è la consapevolezza che qui ancora ci manca.