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Onorevoli (si fa per dire) senza pudore: si dimettono per non perdere il vitalizio

Fuga da Montecitorio: i sindaci-onorevoli lasciano il proprio scranno e decidono di dedicarsi ai loro comuni. Ma il vero obiettivo è assicurarsi la pensione ed evitare così gli effetti della riforma sui vitalizi che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2012. E c’è anche chi si giustifica: «mi sono dimesso perchè così mi andava di fare.».
A cura di Biagio Chiariello
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deputati sindaci che non rinunciano all agognata pensione

Cosa hanno in comune i deputati Luciano Dussin e Ettore Pirovano della Lega Nord e Marco Zacchera, Gianluca Cristaldi e Raffaele Stancanelli del Pdl? Troppo facile dire che guardano a destra. No, c'è qualcosa di più oscuro e losco che li accomuna e si chiama vitalizio.

La questione è ormai nota. Dopo le nuove disposizioni del governo Monti, approvate dalla Camera lo scorso mercoledì, dal primo gennaio 2012 i deputati con due o più mandati dovranno attendere i 60 anni (col passaggio al sistema contributivo previsto per la generalità dei lavoratori, politici inclusi) per ottenere il vitalizio, non più 50 com'è stato fin'ora. Quindi che c'è di meglio che dimettersi prima che la norma entri in vigore e salvare l'agognato assegno che spetta agli onorevoli? Niente di nuovo, o quasi, per quella Casta che è prima nella classifica degli stipendi parlamentari europei. La voce che qualcuno potesse lasciare la propria carica politica in virtù dell'incompatibilità tra la fascia tricolore di Sindaco e lo scranno a Montecitorio o al Senato era circolata in Transatlantico quando la disposizione era ancora solo una voce. Ora che è qualcosa di più concreto, iniziano ad emergere pure i nomi dei primi parlamentari che hanno scelto la strada della doppia pensione. Anche tripla in realtà.

«Un atto di amore nei confronti della mia Città»

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Come è per Nicola Cristaldi che ha scelto di restare sindaco di Mazara del Vallo rinunziando alla carica di parlamentare nazionale. «E’ una lezione di stile – afferma il pidiellino dai lunghi baffi – ed un atto di amore nei confronti della mia Città, dalla quale in tanti anni di attività politica ho ricevuto sempre grandi consensi e sostegno». Un atto di amore, a ragion del vero, anche per i soldi. Innanzitutto quelli che percepirà dai due vitalizi che gli deriveranno in quanto ex deputato regionale (quattro legislature) ed ex parlamentare nazionale (due), rispettivamente  5.839 euro e 3.500 euro al mese. A questi poi vanno aggiunti le rendite per la «ritrovata indennità da sindaco – come scrive Repubblica – che sinora, proprio a causa dell'incarico alla Camera, il deputato pidiellino non poteva percepire: 3.200 euro, cui la Ragioneria del suo Comune farà un lieve taglio proprio per non far superare al primo cittadino la soglia che consente, secondo la legge, di mantenere i due vitalizi. Alchimie contabili che alla fine consentiranno a Cristaldi, 60 anni, di guadagnare da ex parlamentare più di quanto ha percepito sinora, ovvero poco più di 11 mila euro.»

Mi dimetto «perchè così mi andava di fare»

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Lo stesso dubbio amletico premeva pure su Luciano Dussin, che alla fine ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla sua carica di sindaco di Castelfranco, rinunciando a fare il deputato leghista. Una scelta che gli varrà la pensione a 52 anni, lui che in realtà avrebbe dovuto aspettare quasi otto anni per accedere alla rendita riservata agli onorevoli. Forse sarà per questo che sono stati «tutti a darmi addosso con questa storia del vitalizi», come ha affermato lo stesso protagonista della nostra storia in un'intervista a La Stampa, nella quale ha ammesso di aver lasciato apposta prima del 1 gennaio 2012 «perchè così mi andava di fare.»

Gli altri onorevoli senza pudore

Lasciano la carica parlamentare, come già scritto, anche Marco Zacchera, ora solo Sindaco di Verbania, e Raffaele Stancanelli, primo cittadino di Catania, che ha abbandonato lo scranno a Palazzo Madama (dimessosi  però già lo scorso 31 ottobre 2011).

E in questa speciale lista che di onorevole ha ben poco ci finisce pure Ettore Pirovano, Presidente della provincia di Bergamo e in quanto tale non obbligato a deporre. Lo ha fatto lo stesso (chissà perché), tant'è che le sue dimissioni dovranno essere votate dall'Aula della Camera il prossimo 21 dicembre. Pirovano, da parte sua, si difende: «Io non c'entro nulla con questa bagarre, ho solo preferito anticipare i tempi: in Parlamento non mi diverto più».

Ma a ben vedere la lista potrebbe ancora allungarsi prima della mezzanotte del 31 dicembre. A Montecitorio dovranno scegliere Adriano Paroli (sindaco di Brescia), Giulio Marini (sindaco di Viterbo) e e Michele Traversa (sindaco di Catanzaro). Al Senato ,invece, Antonio Azzollini (sindaco di Molfetta) e Enzo Nespoli (sindaco di Afragola).

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