Omicidio Motta Visconti, la confessione: “La famiglia era diventata una gabbia”
"La famiglia per me era diventata una gabbia. Non sopportavo più questa vita", così Carlo Lissi ha spiegato l'efferato omicidio della moglie e dei due figli, Maria Cristina Omes, 38 anni e i piccoli Giulia di quasi cinque anni e Gabriele di appena venti mesi. Messo sotto torchio dai carabinieri l'uomo ha confessato giustificando il terribile omicidio di Motta Visconti con una insopprimibile voglia di libertà dalla famiglia che tutti consideravano invece unita, tranquilla e felice. Ai militari che dopo ore di interrogatorio gli hanno chiesto il perché di un smile gesto quando per rifarsi una vita con una nuova donna sarebbe bastato una semplice separazione o un divorzio, Lissi avrebbe spiegato: "Con il divorzio i figli restano". Secondo gli inquirenti quindi l'omicidio di Motta Visconti è stato messo in atto con un piano ragionato a lungo e scatenato anche dall’infatuazione del padre di famiglia per una collega con cui aveva provato degli approcci, ma dalla quale era stato sempre respinto. "Non c’è stato un raptus o un elemento scatenante come una lite, o una brutta notizia, Lissi ha agito in modo lucido, nonostante il folle gesto” hanno spiegato gli inquirenti. Una freddezza che l’uomo ha dimostrato anche durante l'interrogatorio, nel corso del quale ha raccontato il triplice omicidio senza versare una lacrima, né mostrare pena per la moglie o per i due figlioletti.
Lissi e la collega di cui si era invaghito
Dopo una giornata di continui interrogatori, sembra che Lissi sia crollato quando uno dei carabinieri gli ha pronunciato il nome della collega di cui si era invaghito. Gli investigatori infatti dopo aver sentito parenti, colleghi e amici per capire quale potesse essere il movente dell’uomo, senza giungere a nulla, hanno cominciato a mettere insieme i tasselli quando la donna gli avrebbe raccontato che Lissi “aveva tentato degli approcci, sempre respinti. Non c’è mai stato niente”. Alla due di notte nell’ascoltare il nome della collega che per lui era diventata un’ossessione, l’omicida quindi è crollato e ha raccontato di essere stato lui ad uccidere moglie e figli perché stanco della vita matrimoniale. L’uomo con la testa tra le mani finalmente ha rivelato quello che gli investigatori avevano capito già dal primo momento: “Sono stato io a uccidere mia moglie e i miei due figli. Voglio che mi sia dato il massimo della pena”. Confessione che conferma circa mezz’ora dopo davanti al magistrato. Lissi ha raccontato di averli sgozzati con un coltello da cucina, di essersi poi lavato e uscito per andare a vedere la partita con gli amici.
L'omicidio di Motta Visconti
“Mentre la colpivo alla gola Maria Cristina ha continuato a gridarmi perché… perché?” avrebbe rivelato l’uomo ai carabinieri durante la confessione. L’uomo rivela che prima di uccidere Maria Cristina avevano messo a letto i figli, Giulia e Gabriele e dopo erano scesi nel soggiorno dove ha avuto con la moglie un momento di intimità. Una serata quindi del tutto tranquilla che probabilmente non aveva assolutamente messo in allarme la povera Maria Cristina. Lissi verso le 23 si alza dal divano dove era con la moglie, va in bagno e poi in cucina dove prende un coltello con una lama da 30 centimetri, torna in salotto e uccide la moglie. “Sono tornato in salotto e mia moglie era seduta sul divano che guardava la televisione. Da dietro l’ho colpita, credo alla gola” avrebbe spiegato al Pm che lo ha interrogato. Lissi poi ricorda che la donna “si è subito alzata e ha cercato di scappare. L’ho raggiunta e l’ho colpita nuovamente all’altezza del collo. Lei a quel punto ha cercato di prendermi il coltello afferrandomi la mano destra”. L’omicida avrebbe rivelato anche che la donna continuava a chiedergli “perché… perché?”, mentre cercava di fermarlo. “Dopo che si è accasciata a terra sono salito al piano superiore, sono andato nella camera di Giulia, la porta era aperta ma lei dormiva non aveva sentito nulla e l’ho colpita. Non ha detto nulla” continua Lissi , aggiungendo “Poi sono entrato in camera da letto dove c’era mio figlio Gabriele. Anche lui dormiva. Era a pancia in su e anche a lui ho dato un’unica coltellata alla gola”.