Ha ventisei anni, studia legge e ha deciso di portare il governo neozelandese in tribunale per chiedere misure più stringenti contro il riscaldamento globale. Il processo che vede coinvolta Sarah Thomson inizia oggi e la studentessa ha raccontato di essersi ispirata ad altre azioni legali analoghe come quella del 2015 quando la corte olandese ha ordinato ai Paesi Bassi di ridurre le emissioni di gas serra.
"Voglio che il governo prenda la cosa sul serio e che si impegni davvero per il futuro dei giovani neozelandesi, perché saranno quelli a dover affrontare le conseguenze dei riscaldamento globale", ha dichiarato Sarah ai giornali. Nell'accordo id Parigi la Nuova Zelanda si è impegnata a ridurre di almeno il 30% le emissioni rispetto ai livelli del 2005. In tribunale, durante l'udienza di oggi, l'avvocato Davey Salmon, che difende le posizioni di Sarah, ha descritto le conseguenze del riscaldamento globale quali le migrazioni di massa, le carestie, la scarsità d'acqua e il collasso delle barriere coralline.
Con Sarah si sono mobilitati anche il climatologo della Nasa James Hansen e il professor James Renwick, uno dei massimi esperti di cambiamenti climatici in Nuova Zelanda. Molti cittadini hanno espresso tutto il loro appoggio per l'iniziativa. Sembrava uno scherzo e invece alla fine Sarah ha deciso di andare fino in fondo e ora anche il governo è costretto a prenderla terribilmente sul serio.
"Il giorno in cui sono rimasta colpita è stato quando ho ascoltato James Hansen – l'uomo che ha avvertito il mondo sul cambiamento climatico negli anni '80 e che la NASA ha cercato di silenzio – paragonare il cambiamento climatico a un asteroide in accelerazione verso la Terra. Più ritardiamo nell'azione, peggio sarà", ha scritto la Thomson, "Mi guardai intorno per vedere se qualcun altro fosse preoccupato per questo problema. Ho pensato che almeno il governo ci avrebbe salvato dal fallimento imminente. Ma più tempo è passato, più ho preso coscienza dell'attendismo generale. Non ero un'esperta di cambiamento climatico, ma ho potuto constatare che per deviare l'asteroide, in realtà non abbiamo fatto niente di più dello scendere in strada e sventolare bastoni."
Ora la parola passa al tribunale.