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Monsignor Paglia: “Sì ai diritti delle coppie gay, no al matrimonio”

Per la prima volta dalla Chiesa un’importante apertura ai diritti delle coppie omosessuali, anche se non si tratta di matrimonio. Per il neo-presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia “è tempo che i legislatori se ne preoccupino”.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre Bagnasco ha condannato fermamente le nozze omosessuali, all'indomani dell'approvazione da parte della Francia di una legge che permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ieri dal Monsignor Vincenzo Paglia, neo presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, è arrivata per la prima volta un riconoscimento dei diritti degli omosessuali: "No alle nozze gay – ha detto Paglia – ma sì al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto e omosessuali secondo il Codice civile e all'ammissione dei divorziati risposati alla Comunione". Nella Chiesa cattolica, dunque, spira aria di cambiamento in materia di famiglia e diritti dei gay.

"Il ‘no' della Chiesa alle nozze gay – specifica Paglia – non è un fatto religioso: la Costituzione italiana parla molto chiaro, ma prima ancora era il diritto romano che stabiliva cosa fosse il matrimonio. E anche Giorgio Gaber diceva che donna e uomo sono destinati a restare diversi, perché senza due corpi differenti e pensieri differenti non c'è futuro. Ma questo non significa che non si debbano riconoscere i diritti delle coppie di fatto, anche gay. Anzi, è tempo che i legislatori se ne preoccupino".

Paglia quindi denuncia: "In oltre venti paesi l'omosessualità è ancora perseguita come un reato". Quanto ai divorziati risposati esclusi dall'eucaristia, il ministro del Vaticano per la famiglia annuncia che "il Papa ci ha chiesto di approfondire ancora la questione, perché vuole trovare una soluzione. Il problema gli sta molto a cuore".

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