È inevitabile che le minacce ad Angelino Alfano creino un'onda di vicinanza così trasversale: in questa Italia del grande partito della nazione con tutti dentro sia da destra che da sinistra ormai anche le reazioni hanno un senso unico maggioritario. Ed è un'ottima notizia l'arresto di alcuni componenti di Cosa Nostra, per di più nella significativa Corleone e con vicino l'ologramma di Totò Riina che certamente conferiscono alla notizia tutta quella bella potabilità internazionale per meritarsi qualche riga anche sui media stranieri.
Andiamo con ordine: l'operazione dei Carabinieri "Grande Passo 3" ha portato all'arresto di 6 persone a Corleone, ritenuti gli "eredi" dello storico boss Totò Riina e "guidati" da Rosario Lo Bue, fratello de più fidato fiancheggiatore di Bernardo Provenzano. Come scrive più ampiamente qui Biagio Chiarello, gli arrestati avrebbero avuto in mente un piano che prevedeva l'eliminazione fisica del Ministro dell'Interno Angelino Alfano da attuarsi duranti uno dei suoi viaggi elettorali in Sicilia.
Fin qui tutto bene. Ma, dicono le carte della Procura, Angelino Alfano doveva essere ammazzato sì perché ha inasprito le condizioni di detenzione al 41 bis, ma anche perché, dice Pietro Masaracchia "chi minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti… degli amici… è andato a finire là… insieme a Berlusconi ed ora si sono dimenticati di tutti…". Non bisogna ordire complicate interpretazioni per capire che gli uomini di Cosa Nostra si sentano più traditi che perseguitati. Insomma, in un Paese normale, oltre che la normale vicinanza e solidarietà si assisterebbe per lo meno a qualche balzello simulato dei componenti di Governo leggendo che i presunti (e poco credibili) capi di Cosa Nostra esigerebbero un credito dall'attuale Ministro dell'Interno della repubblica Italiana. Non è forse questa la notizia che stordisce più di tutto il resto? Delle due l'una: o i picciotti cortonesi sono dei mitomani millantatori (e questo è un bene per la sicurezza del Ministro) oppure sono credibili in tutte le parti dei loro discorsi (e questo è un male per il Paese). Tertium non datur.
Tornando invece agli elementi d'indagine torna, come un vecchio ritrito ritornello, il culto di Totò Riina che, con tutte le affascinanti perversioni che rievoca, lascia piuttosto perplessi per la bassa intelligenza criminale che mostrerebbe Cosa Nostra. Non solo, quindi, non si sarebbe mai rinnovata ma addirittura avrebbe promosso a classe dirigente i "camerieri" dei vecchi boss. L'immagine della magia seduta ad aspettare il minimo segnale dai vecchi patriarchi in galera, con questo modernissimo culto della persona che rende credibili "per legami di sangue" tutti i Riina (da Giuseppe Salvatore che a quanto pare si è già meritato il vitalizio di Cosa Nostra) suona abbastanza distante dall'enorme capacità di rinnovarsi ed adattarsi ai tempi che ha reso la mafia siciliana così temibile nel mercato imprenditoriale e sociale. E l'utilizzo della moglie di Riina, Ninetta Bagarella, come giudice per sciogliere i dissidi interni confermerebbe un feticismo famigliare di qualche secolo fa.
Quindi cosa c'è davvero dietro gli arresti di oggi a Corleone? Gli arresti dei capi di un'organizzazione evidentemente provinciale e allo sbando oppure i fili che, al solito, legano le pecore alle stanze alte del potere? La risposta, guarda che scherzo del destino, spetta proprio ad Angelino.