Chiariamolo subito: Ignazio Marino aveva a disposizione un enorme capitale politico (di consenso e di fiducia) e non è stato abbastanza accorto (e furbo) per evitare di dilapidarlo nel modo più sciocco, superficiale e disattento possibile. Però chiariamo subito anche un altro punto: il "dare addosso a Marino" è oggi una di quelle valvole di sfogo che permettono alla politica (e all'opinione pubblica nell'accezione più populistica del termine) di scaricare nevrosi, vizi di pensiero e fallimenti personali su un obiettivo facilissimo, oggi.
Perché Marino è davvero un "marziano" come soprannominato in campagna elettorale; ma marziano anche nel senso di solo, di non utile a qualche grumo di potere in particolare, troppo poco scaltro per accettare compromessi che lo metterebbero al sicuro e allo stesso tempo troppo ingenuo per non sapere che la guerra ad un sindaco si compie sempre meno sul piano della politica. Marino, insomma, è oggi lo "scemo della classe" contro cui anche i più disadatti o antisociali possono scagliarsi e sentirsi parte del gruppo di coloro che i riconoscono in un nemico comune. E credo che vale la pena fermarsi un secondo a ponderare con accortezza, osservare con l'attenzione che serve quando succede che tutti siano troppo d'accordo.
La politica, innanzitutto, poiché da questo dovrebbe partire il giudizio politico: il Sindaco di Roma si inserisce nella scia (rarissima) di amministratori di grandi città che non sono riconducibili a nessun ambiente particolare. E' un bene? E' un male? Ognuno la pensi come vuole ma ricordiamoci tutte le volte che ci siamo sorbiti un Presidente di Regione o un Sindaco (e perché no, anche un Ministro e un Presidente del Consiglio) sfacciatamente proni agli interessi di qualcuno, oppure i fuoriclasse proni prima di tutto agli interessi propri. C'è qualcuno che crede davvero che Marino abbia interesse ad essere sindaco per una cena con la propria moglie a spese di Roma Capitale (inopportuna, eh, se è davvero così)? Si coglie la differenza tra gli interessi che stanno dietro, che ne so, ad un piano di assunzioni familistiche oppure ad un'urbanizzazione selvaggia rispetto ad un vino bianco? Perché forse in pochi si ricordano che Roma, la Roma di quell'Alemanno che oggi si erge a moralizzatore, era la città delle assunzioni dei parenti nella municipalizzata Atac e del bilancio in dissesto. E perché, se vi fosse sfuggito, qualche giorno fa la Fitch Ratings ha certificato un "cambiamento di verso" dei conti pubblici della città che vanno finalmente in direzione positiva.
Parliamo di politica appunto: la pedonalizzazione del centro storico, la rimozione degli ambulanti (che, come in tutta Italia, a Roma con la famiglia Tredicine, sono sempre ben "rappresentati" nei consigli comunali), la chiusura della discarica di Malagrotta, il riordino delle normative sulla cartellonista pubblicitaria e i recenti affondi sugli affitti "facili" di alcuni alloggi pubblici sono le promesse sempre fatte e mai mantenuti di moltissimi sindaci prima di lui. Fatti. Così come Mafia Capitale ha raccontato pezzi di potere (a destra e a sinistra) sicuramente non riferibili al sindaco. Il funerale dei Casamonica? Beh, sia chiaro che la responsabilità principale è proprio del Prefetto Gabrielli: lo stesso che dovrebbe essere buon "tutore" del sindaco, per dire. La bugia al Papa sul viaggio negli USA? Una notizia falsa perché basata su una domanda mendace. Il Papa ha smentito un'affermazione mai fatta da Marino e forse oggi sfugge che proprio il sindaco PD sia da sempre uno dei maggiori precursori di "laicità" in campo medico e politico. Perché vale la pena ricordarlo, forse.
Detto questo Ignazio Marino ha compiuto una lunga serie di azioni poco opportune per di più comunicate nel modo più sbagliato. Oggi noi discutiamo quindi del fallimento politico o del fallimento del comunicatore? Questo è il punto da chiarire. E dobbiamo essere consapevoli, ovviamente ognuno con le proprie idee, che nel giudizio che da oggi per il sindaco di Roma è diventata una difficilissima pressione c'è dentro tutta la superficialità e il malpensare popolare che è montato come panna ma è rimasto nascosto nel merito. Ignazio Marino è un testimonial sprovveduto per la capitale. Forse sì. Non ha le spalle larghe per sopportare la lava vomitata dai fanfaroni. Ma se deve essere fatto fuori, si parli anche di politica. Anche.