Lettera aperta di un ergastolano: “La mia vita in cella non ha più senso, aiutatemi”
Riceviamo dall'ufficio stampa dell'onorevole Laura Coccia, deputata eletta con il Partito Democratico, la drammatica lettera inviatale da Carmelo Musumeci, ergastolano. L'uomo, entrato in cella nel 1991 con un diploma di quinta elementare, nel frattempo si è laureato in Giurisprudenza, ha pubblicato quattro libri e da tempo si dedica alla causa dell'abolizione del "fine pena mai", in particolare dell'ergastolo ostativo (ossia senza possibilità di ottenere misure alternative al carcere né qualsiasi altro beneficio). In passato ha inviato una lettera aperta alla Ministra Cancellieri per richiedere la sua declassificazione, avendo ottenuto nella sua relazione trattamentale, firmata da psicologi, direttori di carcere, assistenti sociali ed esperti, un favore positivo sul suo pentimento e utilità sociale.
On. Laura Coccia, scusa il tu, ma mi trovo meglio.
In questi giorni mi è capitato di leggere un tuo scritto “Se questo è il mondo” e mi ha colpito questa frase:
Considerate se questo è un uomo, [..]
che ha perso la speranza e dice basta,
in ogni modo, lento e inesorabile,
che ha perso la speranza
e si sente senza dignità.
Laura, io sono uno di questi non-uomini, da tanti anni infatti chiamo me e i miei compagni ergastolani ostativi “uomini ombra”. Siamo uomini senza futuro, condannati a essere “cattivi e colpevoli per sempre”, destinati a morire nelle nostre celle. Siamo sepolti vivi, ombre che vagano, cadaveri che camminano in attesa di cadere. Le ombre possono solo soffrire, con la devastante sensazione di non appartenere più a questa vita e a questo mondo. L’uomo ombra ogni sera si chiede “Perché e per chi mi alzerò domani?”.
Ti confido che per me ormai continuare a respirare non ha più alcun senso, mi sembra persino di sprecare e levare aria al resto dell’umanità. Nel mio ultimo libro ho scritto:
“L’ergastolano non può guardare in faccia il futuro, può solo guardare il tempo che va via. Anche noi siamo per la certezza della pena, ma non ci fermiamo solo qui. Siamo anche per la certezza del fine pena [..]. Da ergastolano vivi una vita che non ti appartiene più, vivi una vita riflessa, una vita rubata alla vita [..]. La legge viene dal greco nomos: distribuire, ordinare e misurare. Ma come si fa a misurare l’ergastolo? Non ha nessuna funzione, è la vendetta dei forti, dei vincitori, della moltitudine".
Laura, ho letto la tua storia, il tuo impegno e quello dei giovani deputati del PD per il miglioramento delle condizioni dei detenuti, e ho capito che sei una donna coraggiosa. Vorrei chiederti di venirmi a trovare, sto lottando con tutte le mie forze per essere declassificato, ma senza nessun risultato.
Nella mia relazione trattamentale, già oltre due anni fa, hanno riconosciuto il mio cambiamento: "Il ristretto assume su di sé la responsabilità ed il peso emotivo delle proprie azioni distruttive, avendo avuto la capacità di rivedere criticamente la propria vita e tali scelte, di riconoscerle sbagliate [..]. Tale integrazione, in quanto garante della elaborazione del lutto per il danno arrecato, da stabilità al cambiamento nel mondo interno del Musumeci".
In questi anni di carcere ho vinto un ricorso alla Corte europea sui diritti dei detenuti, mi sono laureato due volte, ho pubblicato quattro libri, sono stato anche in permesso (di necessità) da uomo libero per 11 ore e sono rientrato in carcere pur sapendo che non sarei più uscito. Eppure continuo ad essere considerato altamente pericoloso. Ciò che mi addolora più di tutto è che sono anni che non mi rispondono sulla richiesta di declassificazione e a questo punto ho pensato di chiederti se puoi fare tu una domanda pubblica ai funzionari del Ministero e del DAP (Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria).
Cara Laura, non so se avrai il tempo e la voglia di venire a trovare un uomo sepolto vivo che non vuole rassegnarmi al suo destino, ma se puoi io sono qui e ti aspetto.
Un sorriso tra le sbarre.
Carmelo Musumeci
Dicembre 2013
Carcere di Padova