C'era grande attesa per l'intervento del Presidente del Consiglio Enrico Letta nella seduta odierna della Camera dei deputati. Un intervento necessario per ribadire la linea del Governo italiano in merito alla possibilità di un intervento militare in Siria e, più in generale, alla necessaria stabilizzazione della situazione nell'area. Letta in buona sostanza ha ribadito quanto detto dal ministro Bonino nelle ultime settimane: ferma condanna dell'utilizzo delle armi chimiche ("un crimine contro l'umanità"), netta chiusura all'ipotesi di una partecipazione italiana ad un intervento senza via libera delle Nazioni Unite, apprezzamento per la proposta russa e per gli sforzi della diplomazia americana e ricerca di una linea comune fra i paesi dell'Unione Europea.
Un discorso apprezzato dalla maggioranza (ma non solo), che si inserisce nel solco delle mozioni presentate dai gruppi parlamentari. Vediamole nel dettaglio, a cominciare da quella della maggioranza, a firma "Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio"
La Camera premesso che:
la crisi siriana ha raggiunto dimensioni tali da mettere a rischio la stessa sopravvivenza della Siria come Stato e come nazione unitaria e da più di due anni sottopone la popolazione a sofferenze insopportabili per i civili, con stime di circa centodiecimila vittime e due milioni di rifugiati e profughi, gran parte dei quali al di fuori dei confini nazionali, ormai alla ricerca di terre più sicure fino ai tragici episodi che hanno toccato le coste siciliane;
la mattina del 21 agosto 2013 un attacco missilistico con armi chimiche nella periferia di Damasco, nella zona di Ghouta, ha causato numerosissime vittime civili, documentate da testimonianze oculari e filmati-video;
le Nazioni Unite hanno inviato in Siria una missione ispettiva al fine di svolgere i dovuti accertamenti, purtroppo ritardati a causa della mancanza della tempestiva autorizzazione da parte del Governo di Damasco, e di riferirne gli esiti al Segretario generale, Ban Ki-Moon;
[…] il processo di escalation militare non lascia intravedere né nel breve periodo né nel lungo periodo un vincitore, ma già lascia sul terreno un intero mondo di vittime civili e ha diffuso la fuga o il terrore in gran parte delle comunità etniche e religiose storicamente insediate in Siria, mettendo a serissimo rischio la continuità di un modello di convivenza pacifica di popoli e di fedi assai raro nel mondo;
il regime di Bashar Assad è in ogni caso da ritenere un interlocutore politico delegittimato nella sua rappresentatività dalla violenza messa in atto che, se ne fossero accertate le responsabilità in relazione all'utilizzo delle armi di distruzione di massa, risulterebbe addirittura inaccettabile;IMPEGNA IL GOVERNO:
a svolgere, ancor più alla luce dei recentissimi sviluppi, un ruolo proattivo per favorire e rendere possibile una soluzione politica della crisi e un negoziato tra le parti;
a sostenere l'iniziativa volta a far emergere, a mettere sotto controllo internazionale e a neutralizzare l'arsenale chimico siriano, con l'obiettivo irrinunciabile che non possa essere nuovamente usato, confidando che una risoluzione in tal senso sia presto adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
a proseguire nella sua azione di condanna assoluta ed inequivocabile dell'utilizzo di armi chimiche e della necessaria punizione dei responsabili
[…] a farsi promotore di una politica europea unitaria, sulla base del joint statement sottoscritto a margine dei lavori del G20 di San Pietroburgo
a valutare attentamente le conseguenze del conflitto siriano sul contesto in cui si svolge la missione Unifil, adeguando le condizioni di sicurezza del contingente italiano dislocato in Libano
A questa mozione si è aggiunta quella del Movimento 5 Stelle, a firma «Grande, Tacconi, Scagliusi, Del Grosso, Pesco, Spadoni, Di Battista, Manlio Di Stefano, Sibilia, Spessotto, Carinelli, Colonnese, Vignaroli, Currò, Chimienti, Cariello, Caso, Vacca, Luigi Gallo, Cristian Iannuzzi, Battelli, Baroni, Dall'Osso, Di Vita, Frusone, Mucci, Alberti, Rizzo, Cancelleri, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Bonafede, Segoni, Sorial, Micillo, Rostellato, Cominardi, Bechis, Baldassarre, Basilio, Grillo, Benedetti, Zaccagnini, Da Villa, Prodani, Crippa, Vallascas, Della Valle, Liuzzi, Tofalo, Daga, Gagnarli, L'Abbate, Rizzetto, Turco, Agostinelli, Fico, Castelli, Businarolo, Furnari, Labriola, Mantero, Toninelli, Cozzolino, Pinna, Brugnerotto, D'Uva, Artini, Simone Valente, Di Benedetto, Cecconi, Dadone, Nesci, D'Ambrosio, Ruocco, Nuti, Corda, Ciprini, Gallinella, Fraccaro». Eccola in sintesi:
La Camera premesso che:
secondo una stima delle Nazioni Unite il conflitto in Siria ha causato circa 100.000 vittime e 1.600.000 rifugiati, gran parte dei quali sta riversandosi entro i confini del territorio libanese e giordano, impegnando questi ultimi Paesi a forme di assistenza non concordate;
[…] il 7 giugno 2013 le Nazioni Unite hanno lanciato un appello, impegnandosi a mettere a disposizione un fondo di 4,4 miliardi di dollari quale aiuto – il più cospicuo della storia di questo organismo – per assistere il sempre crescente numero delle vittime;
l'Unione europea ha deciso di rinnovare per un altro anno ancora le sanzioni contro la Siria, ad eccezione però dell'embargo sulle armi che viene lasciato come decisione autonoma ai singoli Stati, ma che andrebbe inevitabilmente a sostenere le operazioni belliche dei rivoltosi;
l'articolo 1 dello statuto delle Nazioni Unite e l'articolo 1 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, così come l'Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, noto anche come Atto finale di Helsinki del 1975, sanciscono che l'autodeterminazione dei popoli è un diritto universale che permette ad ogni popolazione di decidere liberamente il proprio statuto politico senza ingerenza esterna, così come l'articolo 11 della Costituzione italiana dichiara che: «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»,
IMPEGNA IL GOVERNO
a non partecipare ad alcun tipo di intervento in territorio siriano, né di carattere militare né tantomeno ad operazioni di peacekeeping, ma a fornire piuttosto aiuto ed esperienza in termini diplomatici, anche attraverso la creazione dipartnership con il Paese stesso;
a non sostenere e ad ostacolare ogni proposta di riapertura di forniture di armi e materiale bellico e ad impedirne anzi il transito in porti, aeroporti e stazioni ferroviarie;
a non prendere parte, ed, anzi, a dissuadere ogni tipo di ingerenza relativa alla politica interna del Paese e a lasciare altresì al popolo siriano la decisione ultima su ogni questione, favorendo perciò un percorso di pacifica partecipazione democratica, che rispetti la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità della Repubblica araba siriana.
Una possibile mediazione è invece contenuta nella mozione di Sinistra Ecologia e Libertà, a firma "Migliore, Scotto, Duranti, Fava, Piras, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Di Salvo, Daniele Farina, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Zan, Zaratti". Ecco cosa si chiede:
La Camera, premesso che:
il regime di Assad si è macchiato di crimini inaccettabili sin dall'inizio del conflitto;
le forze combattenti in opposizione alle truppe lealiste sono estremamente articolate e disomogenee, con forte prevalenza, accanto alle espressioni militari delle varie opposizioni politiche, almeno nella fase attuale, di formazioni più marcatamente jihadiste;
l'azione militare, che potrebbe partire già nei prossimi giorni, non gode del consenso internazionale e turba profondamente l'opinione pubblica mondiale;
è altissimo il numero di profughi coinvolti, circa un milione e mezzo, prevalentemente distribuiti tra la Giordania e il Libano;
IMPEGNA IL GOVERNO:
a proporre la riunione di un Consiglio europeo straordinario che abbia all'ordine del giorno la de-escalation;
a riaffermare l'indisponibilità dell'Italia a partecipare direttamente o indirettamente (concedendo, ad esempio, l'uso delle basi militari presenti sul territorio nazionale o autorizzando altre forme di supporto logistico, o il diritto di sorvolo degli aerei d'attacco) a qualsiasi intervento militare in Siria;
a destinare ulteriori finanziamenti alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative per l'assistenza umanitaria e sanitaria dei profughi e a sollecitare uno sforzo concreto e coerente dell'intera Unione europea per sostenere le popolazioni civili siriane nelle aree di conflitto e nei Paesi vicini;
a prevedere, come ha scelto di fare la Svezia, l'immediato riconoscimento dello status di rifugiato a tutti i siriani che fuggono dalla Siria e che ne fanno richiesta.
In conclusione la mozione di Fratelli d'Italia, a firma "Giorgia Meloni, Cirielli, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Rampelli, Taglialatela, Totaro". Ecco le richieste:
La Camera, premesso che:
sinora, né gli sforzi della comunità internazionale volti a fermare i massacri, né, tantomeno, la ferma condanna delle violenze, espressa a più riprese, hanno potuto impedire la continua escalation dello scontro tra le forze governative e quelle di opposizione riunite nella Coalizione nazionale siriana;
secondo l'ultimo bilancio delle Nazioni Unite, dall'inizio del conflitto sono state uccise oltre novantamila persone,
il dieci per cento della popolazione siriana è di fede cristiana ed è già stata oggetto di attacchi da parte dei ribelli;
la notizia dell'attacco chimico ha suscitato non solo l'immediata ed energica condanna internazionale, ma anche l'avvio di una valutazione relativa ad una risposta adeguata da parte della stessa comunità internazionale;
in quest'ambito, la Francia e gli Stati Uniti hanno sostenuto la necessità di un intervento militare, mentre il resto della comunità internazionale auspica ancora una soluzione negoziale, che passi anche attraverso un'interlocuzione con la Russia;
una volta messo in sicurezza l'arsenale chimico di Assad, la negoziazione di una soluzione politica alla crisi continua a rappresentare l'unica via percorribile al fine di realizzare una stabilizzazione di lungo periodo della Siria e dell'intera regione
IMPEGNA IL GOVERNO:
non appoggiare un eventuale intervento militare in Siria, nemmeno attraverso l'uso delle basi militari, se non deciso e attuato in ambito sovranazionale sotto l'egida dell'Onu;
a ricercare, al contempo, una via di uscita politica dal conflitto siriano, anche attraverso il sostegno alla proposta di requisizione delle armi chimiche siriane
ad attivarsi affinché alla comunità cristiana residente in Siria continuino ad essere garantite sia la sicurezza sia la libertà di culto;
a sostenere in sede europea la necessità di un rafforzamento della politica estera comune;
a farsi protagonista in ambito europeo dell'elaborazione di una nuova politica per il Mediterraneo, che consenta una stabilizzazione dell'intera regione.