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Le mani della camorra sui beni confiscati (REPORTAGE)

La gestione dei beni confiscati alla camorra nelle terre di Gomorra. Federico Cafiero De Raho, il presidente della commissione antimafia della Regione Campania Antonio Amato e il pm della DDA di Napoli Antonello Ardituro spiegano ai microfoni di fanpage.it quali sono gli ostacoli e le opportunità.
A cura di Alessio Viscardi
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le terre di don peppe diana bruciano in un incendio

La confisca di un bene o di un'azienda della camorra è una procedura difficile e spesso infruttuosa. Ai microfoni di fanpage.it il procuratore aggiunto della DDA di Napoli, Federico Cafiero de Raho, e il magistrato Antonello Ardituro – protagonisti degli arresti eccellenti dei mesi scorsi, tra cui quello del super-latitante Michele Zagaria – spiegano le lungaggini burocratiche, le difficoltà oggettive di sottrarre i profitti economici della malavita. Ci sono lungaggini burocratiche, ma è soprattutto la carenza di fondi che fa rimanere inutilizzati i beni e fa fallire le aziende sottratte ai clan.

Ci sono anche esempi positivi, come quello sella SSD Quarto – squadra di calcio confiscata al clan Polverino, utilizzata per avere consenso popolare – oppure come i terreni di Pignataro Maggiore, affidati alla cooperativa "Le terre di Don Peppe Diana", oggetto di un incendio proprio in occasione del primo raccolto.

In fiamme, anche la collina di contrada Pisani, sede della discarica di Pianura teatro nel 2007 di violenti scontri tra forze dell'ordine e popolazione, su cui indaga proprio Ardituro per verificare l'infiltrazione della camorra in quei tumulti. Che sia solo una coincidenza l'incendio e la visita del magistrato alla squadra di calcio confiscata ai Polverino?

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