Le due biblioteche dimenticate di Napoli, dalla Girolamini alla resistenza di Marotta (REPORTAGE)
Danni incommensurabili al patrimonio culturale italiano, è così che il procuratore di Napoli Giovanni Melillo quantifica la misura dello scempio che i Carabinieri del nucleo per la tutela del Patrimonio artistico si sono trovati davanti nelle perquisizioni alla Biblioteca dei Girolamini di Napoli nell'ambito delle indagini sul furto di migliaia di volumi per cui è stato arrestato -con misura di custodia cautelare- l'ex-direttore Massimo Marino De Caro. La vicenda parte con la denuncia del professore universitario Tomaso Montanari su Il Fatto Quotidiano e con una raccolta firme sul web per richiedere la rimozione dell'allora direttore, uomo di fiducia dell'ex-ministro Galan e del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, ma privo di laurea o di titoli qualificanti per svolgere una mansione così delicata.
Le indagini sulla Biblioteca dei Girolamini portano all'arresto di cinque persone il 24 maggio 2012, l'accusa è quella di furto di volumi e manoscritti. Con "più azioni esecutive anche in tempi diversi di un medesimo disegno criminoso, si appropriavano di manoscritti, volumi e beni costituenti il patrimonio librario" della biblioteca, almeno 257 volumi – l'accusa della Procura di Napoli. Il pm Melillo arriva a definire "irrimediabilmente smembrato e mutilato" il patrimonio culturare ivi custodito. La tecnica per sottrarre i volumi, da rivendere in aste clandestine e legali all'estero, è semplice: creare un caos generale nella sistemazione dei volumi all'interno della biblioteca, in modo da rendere irreperibili migliaia di libri e occultarne una parte.
C'è anche chi difende il patrimonio culturale di Napoli: l'Istituto italiano degli studi filosofici ne è un esempio. Ubicato nel Palazzo Serra di Cassano, luogo dove le élites culturali cittadine hanno condizionato la vita politica del Mezzogiorno fin dal Settecento, è oggi sede di numerose realtà culturali, a partire dalle Assise di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia. I locali ospitano una biblioteca di oltre 300 mila volumi. Sono anni, però, che il Governo non eroga i fondi dovuti per il mantenimento di questo patrimonio, tanto che il Presidente dell'Istituto -l'avvocato Gerardo Marotta- arriva a confessare ai nostri microfoni: "Ho dovuto vendere tutti i miei beni, i beni di mia moglie (tra cui un attico a Roma) e l'eredità dei miei figli per mantenere in vita questo istituto e la sua biblioteca". Volumi preziosi, pezzi unici risalenti al Cinquecento, sono costretti in scatoloni depositati in caveau di banca, oppure in depositi non adatti alla alla loro corretta conservazione.
Che fine faranno i fondi europei stanziati per l'acquisto di locali destinati alla biblioteca dell'Istituto? Secondo quanto denuncia la ricercatrice Lisa Miele, con la delibera della Giunta regionale della Campania n° 283 del 21 giugno 2011 si unificano la Biblioteca filosofica dell'Istituto a quella generica della Regione -composta dalle copie di tutti i volumi stampati in Campania. Nei locali acquistati per l'Istituto, quindi, andranno prioritariamente stipati questi libri: ci si chiede se rimarrà poi spazio per i 300 mila volumi di filosofia e storia del pensiero politico. Inoltre, 1 milione e 800 mila euro di fondi europei sono stati destinati alla digitalizzazione dei volumi di questa nuova biblioteca – cosa vietata per legge sui libri editi di recente come quelli destinati alla Regione. "Ci si chiede che fine faranno questi soldi" afferma la dottoressa Miele, intanto il patrimonio culturale di Napoli -tra saccheggiatori e indifferenza delle istituzioni- si perde nella memoria di quella che fu la capitale del Mezzogiorno.