La storica battaglia tra la Thatcher e i minatori britannici
È morta per un ictus a 87 anni Margaret Thatcher. Una delle figure politiche più osannate ed odiate della storia contemporanea britannica ed internazionale, era ricordata come "Iron Lady". Soprannome affibbiatole non certo a caso. Un esempio su tutti: il lungo e durissimo braccio di ferro interno con il sindacato dei minatori di Arthur Scargill (1984-1985). Dopo l'elezione della Thatcher nel 1979 in tutto il Regno Unito si andò accentuando la politica liberista (Thatcherismo) volta alla liberalizzazione delle aziende di proprietà dello stato. La strategia delineata fu quella di intraprendere un vasto programma di chiusura di unità produttive in taluni settori, come la siderurgia, le ferrovie, ma sopratutto il carbone, una delle industie più grosse d'Europa, e nel quale esisteva probabilmente il più combattivo e compatto sindacato inglese il National Union of Mineworkers.
Lo sciopero dei minatori – A seguito della decisione dell'Ufficio Nazionale del Carbone di avviare un piano di ristrutturazione del settore che avrebbe portato alla chiusura di venti pozzi e al conseguente licenziamento di decine di migliaia di lavoratori,il 12 marzo 1984, iniziò lo sciopero ad oltranza che interessò centinaia di migliaia di lavoratori. Picchetti, proteste e astensione dal lavoro durarono per oltre un anno, scatenando spesso episodi di violenza tra scioperanti (come la morte di un tassista che stava portando a lavoro un manifestante a Merthyr) e tra gli stessi scioperanti e le forze di polizia. Contemporaneamente ai minatori scesero in sciopero i ferrovieri e i portuali per evitare che il carbone fosse importato dall'estero. Una strategia che portò all'esaurimento della maggior parte delle e a costrinse allo stop la produzione in altri settori chiave dell'economia britannica, come le acciaierie.
La reazione della Lady di Ferro fu durissima: dalle cariche ai cortei dei lavoratori e per disperdere i picchetti (vedi la battaglia di Orgreave) alle sentenze dei tribunali che dichiararono illegali gli scioperi. Dopo un anno, il sindacato fu costretto a cedere senza condizioni. Margaret Thatcher aveva vinto la sua battaglia.