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La lotta di una 59enne inglese: “Partorirò un bambino con gli ovuli di mia figlia morta”

Una donna inglese ha avviato una causa legale per avere il permesso di farsi impiantare un ovulo (fecondato da un donatore “esterno”) appartenente alla sua figlia deceduta quattro anni fa.
A cura di Redazione
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Arriva dalla Gran Bretagna uno dei casi più controversi degli ultimi anni in tema di fecondazione assistita. Una donna di 59 anni ha infatti intrapreso una azione legale per ottenere il permesso di farsi impiantare un ovulo della sua figlia defunta, nella speranza di poter avere finalmente “un nipote”. In sostanza, la donna chiede di poter essere la madre surrogata per l’ovulo, fecondato da un donatore di sperma, della sua stessa figlia, morta 4 anni fa a causa di un cancro. La figlia, infatti, una volta venuta a conoscenza di aver contratto la malattia che poi l’avrebbe portata alla morte, aveva deciso di congelare i suoi ovuli nella speranza di poter avere un figlio in futuro: questa “volontà” è dunque alla base della richiesta della cinquantanovenne, che ritiene di dover realizzare “il più grande desiderio” di sua figlia.

A riportare la notizia è il Dailymail, che ha raccolto anche il parere di uno specialista, il dottor Taranissi, che, confermando che a 59 anni le probabilità che il processo abbia successo sono molto basse, ha rilevato l’eccezionalità della richiesta: “Non ho mai sentito di un caso di maternità surrogata che coinvolge una mamma e gli ovuli di sua figlia morta; sarebbe il primo caso al mondo”. Gli ostacoli sembrano essere anche di natura politica, tanto che la donna (appoggiata in piano da suo marito) si è dovuta rivolgere alla Corte Suprema, che si esprimerà a breve.

Un esponente del partito conservatore ha ribadito il “no ad un concepimento in caso di morte della madre biologica”, mentre altri politici hanno sottolineato come non esista nemmeno un documento scritto che testimoni la volontà della figlia di “autorizzare” un simile trattamento. Questo punto è alla base anche del rifiuto della Human Fertility and Embryology Authority di “consegnare” alla famiglia gli ovuli della figlia, in modo da permettere un trasferimento in una clinica statunitense che, a quanto si apprende, avrebbe invece manifestato la disponibilità ad eseguire l’impianto.

In ogni caso, la 59enne inglese non ha alcuna intenzione di arrendersi…

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