La Grecia fuori dall’Euro?
Tempi duri per la Grecia, talmente duri che potrebbe addirittura tornare alla dracma. La greca Maria Damanaki, commissaria europea per la pesca, ha infatti fatto sapere dal suo sito personale che "lo scenario di una uscita della Grecia dall'euro ormai è sul tavolo". Alcune indiscrezioni al riguardo erano già trapelate a inizio maggio grazie al settimanale tedesco Der Spiegel, ma ora l'intervento della commissaria fa pensare che la faccenda sia più di una semplice eventualità. Per la Damanaki la situazione del suo Paese è drammaticamente chiara: o si trova un accordo con i creditori "in modo che il nostro programma di duri sacrifici abbia risultati" oppure sarà necessario tornare alla dracma". Nonostante l'euro rappresenti "la piu' grande conquista della Grecia nel dopoguerra" la presenza greca nel mercato comune europeo, secondo il suo punto di vista, potrebbe essere quindi in serio pericolo.
Il Paese, infatti, si trova nuovamente alle prese con un programma di risanamento del debito che ai cittadini costerà lacrime e sangue, e contro il quale l'opposizione di governo ha fatto la voce grossa. Ma non accettare il piano di austerità, per la Damanaki, equivarrebbe a sottoscrivere un ritorno alla dracma.
L'eventualità di un ritorno alla vecchia moneta non pare però essere nei piani del governo greco. Il ministro delle finanze Papacostantinou ha infatti sottolineato che "non è in discussione un'uscita dell'euro"; il portavoce del governo Georges Petalotis, intervistato da alcuni cronisti, ha ribadito che il futuro della Nazione è soltanto nell'euro e che non c'è nessuna discussione su un'uscita dalla moneta unica. Il premier Papandreou, da canto suo, ha smentito le voci di un possibile referendum sui tagli.
Ora però spetterà agli esperti dell'Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo monetario internazionale decidere se erogare o meno alla Grecia la quinta tranche di aiuti pari a 12 miliardi di euro. La decisione dipenderà delle riforme predisposte dal governo e dalle politiche in cantiere per favorire la ripresa. E senza quei soldi il rischio è quello della bancarotta.