La denuncia: raid contro immigrati di colore nel centro di Napoli
Due persone, un nigeriano e un senegalese, sono finiti sotto i proiettili di una banda criminale a Napoli. Sono stati aggrediti diventando il bersaglio dei balordi. Aggrediti senza alcun motivo. La denuncia arriva da parte dell’associazione “3 Febbraio”, la rete antirazzista che da sempre dà voce agli stranieri che subiscono soprusi. A riportare quanto accaduto è il quotidiano La Repubblica. I due attacchi agli immigrati di colore sono avvenuti tra Forcella e il Duomo a Napoli: tra le vittime e la banda, a quanto pare, non vi erano legami. Il nigeriano è stato ferito alle gambe ed è ricoverato in ospedale, il senegalese invece è rimasto indenne dopo che qualcuno gli ha sparato alle spalle. È lui stesso, che non vuole dire il suo nome per non far preoccupare i genitori anziani in Senegal, a raccontare quanto accaduto in un italiano lento e puntuale: “È stato come un tiro al bersaglio. È accaduto tra lunedì e martedì scorso, è un miracolo che io sia in ospedale. Mi hanno sparato alle spalle, con una pistola, senza motivo”.
Il senegalese ha spiegato di aver sentito delle urla alle sue spalle ma di aver tirato dritto: “Non so se qualcuno voleva avvertirmi perché aveva visto una pistola puntata su di me o se uno degli aggressori voleva farmi girare per trasformarmi in un bersaglio fermo, più facile”. Poi i colpi: l’uomo si è girato e ha visto due giovani, uno con la pistola in pugno puntata contro di lui. L’immigrato è scappato via: “Alcuni amici mi hanno detto che la stessa cosa, alcuni giorni prima, è accaduta a un nigeriano. Dio ha voluto salvarmi. Credo solo in lui”. Gianluca Petruzzo dell’associazione “3 Febbraio” spiega: “Nelle ultime due settimane sono stati aggrediti con armi da fuoco due africani. Napoli non può fare finta che questo non accada. Le forze dell’ordine fanno tutto quello che possono, ma c’è un problema di cultura e di sensibilità sul territorio. Abbiamo chiesto aiuto anche all’Arcigay, alla Cgil, ai presidi di legalità e assistenza, purtroppo ad agosto tante finestre sono chiuse. Ora ci appelliamo anche al cardinale Sepe”. Secondo un portavoce della comunità pachistana ci sarebbero stati anche altri episodi simili, Petruzzo ha spiegato che in tanti hanno infatti paura di denunciare.