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Kyenge: “Integrazione come sviluppo e come ringiovanimento della nostra Europa”

Il ministro italiano è intervenuto in un convegno a Bruxelles: “E’ nostro compito prevedere dei canali di accesso regolare per i migranti che con l’attuale normativa sono troppo restrittivi”.
A cura di D. F.
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Il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge, intervenuta a Bruxelles a un convegno sul tema dell'immigrazione, a ha sostenuto che "la priorità è l'integrazione come sviluppo e come ringiovanimento della nostra Europa". Per il ministro "l'integrazione per lungo tempo non è stata considerata come una priorità. Si è voluta seguire una tendenza diretta a criminalizzare un intero fenomeno ed è prevalso un orientamento esclusivo e non inclusivo". Ma, ha continuato Kyenge, è "indispensabile una visione prospettiva europea di indirizzo e di priorità. Prevenire l'irregolarità è uno dei principi da perseguire in sede europea con principali interventi sui flussi migratori, tenendo presente l'importanza che questi hanno per lo sviluppo della società e il mantenimento degli attuali standard demografici ed economici".

Per il ministro "è nostro compito prevedere dei canali di accesso regolare per i migranti che con l'attuale normativa sono troppo restrittivi. In tal modo – ha concluso – si ridurrebbe sensibilmente l'irregolarità sul territorio e quindi la necessità di strutture di trattenimento". Cecile Kyenge è da mesi al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, in special modo dai giorni della tragedia di Lampedusa, quando raccontò di provare "un dolore terribile che mi paralizza perché su quel barcone avrei potuto esserci io". Poi attaccò quanti non vedevano la portata della strage: "Quei morti ce li abbiamo tutti sulla coscienza. Le cose ora devono cambiare, per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione". Aveva quindi annunciato: "Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull'immigrazione e serve una legge sui richiedenti asilo". Naturalmente la sua affermazione aveva scatenato le ire della Lega e le resistenze del centrodestra, per nulla intenzionati a modificare la legge Bossi-Fini e cancellare il reato di immigrazione clandestina. Su quest'ultimo punto si era espresso a sfavore anche Beppe Grillo, arrivato a bocciare una proposta di legge dei suoi stessi senatori.

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