Inchiesta Consip, indagato il padre di Renzi per traffico di influenze. La replica: “Sono una persona per bene”
Tiziano Renzi, padre del segretario del Partito Democratico ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, risulta indagato per traffico di influenze – un reato inserito nel codice penale nel 2012 – nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti della Consip – la centrale acquisti della Pubblica amministrazione – condotta dalla procura di Roma. Secondo quanto si apprende da iniziali indiscrezioni, al vaglio degli inquirenti sarebbero i rapporti che il padre dell'ex capo del governo avrebbe intrattenuto con l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, relativi ad alcuni appalti pubblici e in particolare alla gara di Facility management del valore complessivo di 2,7 miliardi di euro bandita nel 2014, conosciuta con il nome di Fm4, un "mega appalto" che vale "oltre l’11 per cento della spesa pubblica nel settore", riferisce Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera. Nel decreto di perquisizione per Alfredo Romeo si parla "colloqui intercettati tra Romeo e il suo collaboratore Italo Bocchino (ex parlamentare ndr) durante i quali hanno passato in rassegna e descritto con dovizia di particolari facendo i nomi dei soggetti con i quali hanno intrattenuto rapporti".
Al momento sembra che il padre dell'ex presidente del Consiglio sarà interrogato in Procura la prossima settimana, ma i carabinieri avrebbero già notificato stamane l'invito a comparire, come nel corso della giornata ha anche confermato il legale difensore di Renzi, l'avvocato Bagattini, che parla di "fatto totalmente incomprensibile". "Ho ricevuto questa mattina un avviso di garanzia dalla procura di Roma in cui si ipotizza ‘il traffico di influenza'. Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina neanche conoscevo l'esistenza di questo reato che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati – cui va tutto il mio rispetto – potranno verificare. I miei nipoti sono già passati da una vicenda simile tre anni fa e devono sapere che il loro nonno è una persona perbene: il mio unico pensiero in queste ore è per loro", ha dichiarato Tiziano Renzi.
Il procedimento all'attenzione della procura di Roma è uno stralcio dell'inchiesta avviata a Napoli e successivamente inviata a Roma per questione di competenza territoriale. Sempre nell'ambito del procedimento,a fine dicembre erano stati indagati anche il ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia per rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento.
Le reazioni politiche all'inchiesta
In seguito alla diffusione della notizia relativa all'indagine su Tiziano Renzi, numerose sono state le reazioni politiche di parlamentari, da Ncd fino al Movimento 5 Stelle. Secondo l'onorevole Cicchitto "Il reato di traffico di influenza è impalpabile e suscettibile di interpretazioni riduttive ma anche molto estensive. In più certamente è un caso avviene in singolare concomitanza con un momento politico assai delicato. Di conseguenza come abbiamo fatto per altri casi, anche in questo solleviamo degli interrogativi molto preoccupati".
L'ex ministro Roberto Calderoli ha commentato caustico: "Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il signor Tiziano Renzi è indagato per traffico di influenze illecite. Ma dato che Tiziano Renzi è un signor nessuno che influenze illecite avrebbe trafficato? Viene da chiedersi se l'avviso di garanzia sia per lui o per il precedente Governo…".
Decisamente più duri i commenti dell'onorevole Roberto Fico e del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. "Il padre di Renzi indagato per il caso Consip assieme a ministro Lotti. Caso grave che coinvolge il governo. Serve chiarezza immediata", ha dichiarato Fico con un tweet pubblicato a ridosso della diffusione della notizia. "Il Padre di Renzi e il suo braccio destro Lotti indagati in inchiesta Consip. Renzi era a conoscenza del traffico di informazioni?", ha invece scritto Luigi Di Maio, ribadendo la posizione del collega grillino.