Incendiarono un compressore, la Procura insiste: “I No Tav commisero atto terroristico”
Lo scorso 21 dicembre il Tribunale di Torino ha assolto Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, i quattro attivisti No Tav accusati di terrorismo per il danneggiamento di un generatore di corrente elettrica in Val di Susa durante un "assalto" al cantiere di Chiomonte avuto luogo nel corso della notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013: i giudici hanno condannato i quattro per reati minori e rigettato l'ipotesi che quell'azione fosse un atto terroristico. Chi credeva che – con la sentenza – quel processo fosse ormai stato archiviato deve però ricredersi. Come spiega il blog specializzato Giustiziami, "dopo aver perso la battaglia già sei volte, quattro nel merito al Riesame e due in Cassazione, la pubblica accusa non demorde e ricorre ancora alla Suprema Corte per dire che l’attacco al cantiere di Chiomonte fu terrorismo”. A inoltrare l'ennesima richiesta è stato, per conto della Procura di Torino, il magistrato Francesco Saluzzo, "erede" di quel Marcello Maddalena recentemente andato in pensione che nella sua ultima arringa contro i No Tav aveva dichiarato: "Io per ragioni anagrafiche ho ricordi di sabotaggio e istintivamente li colloco assieme a tanti fatti di terrorismo che hanno martoriato questo paese. Mi sono chiesto come mai quest'opera di ‘minimizzazione': credo che derivi dal fatto che mancano in questa vicenda alcune nozioni classiche come i colpi di rivoltella o di pistola, come nelle Br".
La Cassazione dovrà quindi per la terza volta pronunciarsi in merito a un atto di sabotaggio in cui nessun operaio del cantiere della Tav e nessun agente di polizia o carabiniere riportò conseguenze fisiche: in quell'occasione, infatti, a "fare le spese" del cosiddetto agguato fu un generatori di corrente elettrica che venne parzialmente incendiato dopo il lancio di bottiglie molotov. Un atto che la Procura di Torino continua a ritenere terroristico.