Orlando cerca una mediazione, ma i bersaniani annunciano: “Non parteciperemo al congresso”
Dopo varie ritrosie e retromarce inaspettate, la scissione del Partito Democratico sembra ormai essere definitivamente a un passo. Con l'ultima dichiarazione congiunta di Emiliano, Rossi e Speranza diffusa nella serata di ieri e con l'annuncio della creazione di un nuovo gruppo parlamentare composto dai transfughi del Pd e da quelli di Sinistra Italiana reso noto questa mattina dal governatore della Regione Toscana Enrico Rossi durante un'intervista a RaiNews24, la spaccatura nel Partito Democratico appare ormai insanabile. "Ci sarà, a quanto mi risulta, un gruppo formato da chi esce dal Pd e chi esce da Sinistra Italiana, ma sosterrà il governo Gentiloni", ha spiegato Rossi.
Nel tentativo di ricomporre la frattura e trovare un accordo di mediazione con la minoranza dem, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha lanciato un appello all'unità: "Non mi pare serva mettere altri candidati alla segreteria in lizza. La questione non è che non hanno un candidato. Ne hanno anche troppi. Se la mia candidatura impedisse la scissione, sarei già candidato. Non ho capito quale sia il problema in questo passaggio", ha spiegato durante un'intervista concessa ad Agorà Rai Tre. "Noi abbiamo troppo concentrato la nostra attenzione sulle persone. Se le forze politiche stanno insieme solo su un leader e non su un programma alla prima curva rischiano di ribaltarsi. Dobbiamo dire prima di tutto come riposizioniamo il Pd dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre", ha sottolineato il ministro. "Qualunque problema abbia il partito, l'idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi. La responsabilità è di tutti: non si è sedimentata una politica comune".
Nel corso dell'Assemblea del Partito Democratico tenutasi ieri, il ministro della Giustizia ha sostenuto la necessità di "rifondare il Pd". La posizione di Orlando non cambia rispetto a ieri, nemmeno davanti alla scissione ufficiale paventata dalla minoranza Dem. "Il partito rischia di diventare qualcosa di diverso da quello che avevamo pensato e non è una scissione che può farci gettare la spugna. Io dico ai compagni di non andarsene, restare e batterci dentro il Pd per farlo diventare una grande forza di sinistra. Oggi c'è bisogno di ripartire dalle idee che abbiamo per l'Italia", ha concluso Orlando.
Nasce l'asse Damiano – Cuperlo per l'unità del Pd
Non è esattamente una vera e propria candidatura quella di Orlando, ma è più una sorta di tentativo di mediazione, nella speranza di riuscire in qualche modo a ricomporre la spaccatura all'interno del Partito Democratico. L'idea, secondo quanto si apprende da indiscrezioni, sarebbe nata in seguito a una riunione tra il ministro della Giustizia e i dem Cesare Damiano e Gianni Cuperlo, nettamente contrari alla scissione. L'accordo tra i tre ex Ds sostanzialmente si fonda sul richiamo all'unità di maggioranza e minoranza dem, nonché sulla ridefinizione della linea politica comune del partito, una nuova proposta politica che possa essere "usata" per rifondare da zero il Partito Democratico.
I Bersaniani disertano direzione e congresso
I parlamentari e membri dem di corrente bersaniana sono ormai pronti a rifiutare qualsiasi trattativa, compresa le mediazione intentata dal ministro Orlando. Roberto Speranza e gli altri esponenti dell’area riformista hanno infatti annunciato che non prenderanno parte alla direzione del Pd in programma domani pomeriggio al Nazareno perché non intendono partecipare al congresso anticipato: “No, non andiamo”, ha dichiarato Nico Stumpo confermando l'assenza del gruppo in direzione nazionale e sottolineando che, dal momento che non è affatto condiviso il percorso avviato ieri in Assemblea nazionale, a questo punto si rende pressoché inutile la partecipazione del gruppo al congresso.
Rossi e Speranza diserteranno la Direzione PD di domani
"E che bisogna andare a farci?". Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse intenzione di andare alla direzione del Pd in programma a Roma. "Io ci sono già stato" in direzione, "e ho parlato, e poi abbiamo fatto anche una manifestazione", ha aggiunto, spiegando che domani sarà comunque a Roma per un incontro, per fare il punto sull'accordo di programma per le acciaierie di Piombino. E domani al Nazareno non ci sarà neanche Roberto Speranza: "Per me non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri. Ci aspettavamo che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatti una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd".