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Il gip: Ilva fermi la produzione

Uno stop agli impianti per dar luogo al processo di bonifica “senza prevedere alcuna facoltà d’uso degli stessi a fini produttivi”: ecco la decisione del gip di Taranto. Immediato il ricorso dell’azienda.
A cura di Redazione
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I giudici del Riesame confermano il sequestro dell’impianto di Taranto, per la messa a norma e non per la chiusura. Tre dei dirigenti Ilva restano ai domiciliari, scarcerati gli altri.

Procedere alla bonifica degli impianti dell'area a caldo posti sotto sequestro, ma senza "prevedere alcuna facoltà d'uso a fini produttivi". E' questo quanto disposto dal giudice per le indagini preliminari di Taranto nell'ambito della procedura nei confronti dell'Ilva. Una decisione che segue l'ipotesi di disastro ambientale per la quale la procura ha messo sotto sequestro l'area e, in prima istanza, ordinato la chiusura degli impianti. Patrizia Todisco, inoltre, specifica anche i compiti dei quattro commissari che hanno in custodia l'area, escludendo anche il Presidente dell'Ilva Bruno Ferrante "dalla gestione delle attività delle aree a caldo, poste ai sigilli, limitandolo invece alle sole aree non sequestrate".

Una decisione che ha trovato la fortissima contrarietà dell'azienda che ha annunciato un ricorso per impugnare (con la massima sollectudine possibile) il provvedimento del gip. Secondo Ferrante appunto, tale ordinanza è frutto di una scelta insostenibile che mette a rischio il futuro degli impianti (il riferimento è ovviamente alla necessità di fermare la produzione durante le operazioni di messa in sicurezza degli impianti). Come si ricorderà sull'intera vicenda si erano espressi più volte gli esponenti del Governo, con la discussione intorno al decreto di bonifica che con buona probabilità sarebbe dovuto arrivare in Parlamento nei primi giorni di settembre. Ovviamente l'ordinanza del Gip mette in discussione questo percorso e si attendono a breve nuovi sviluppi sull'intera vicenda.

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