Il disagio giovanile dopo la Blue Whale: “In aumento i casi di autolesionismo tra i giovanissimi”
Il fenomeno della Blue whale, il sadico ‘gioco' online che induce i soggetti vulnerabili a farsi del male volontariamente e conduce alla morte, ha riportato il dibattito pubblico sul tema del suicidio e dell'autolesionismo in età giovanile.
I dati
I dati Telefono Azzurro ci restituiscono uno scenario preoccupante nell’ultimo quadrimestre. Stando ai dati delle Linee di ascolto, fenomeni quali l’autolesionismo, pensieri suicidari e tentativi di suicidio sono estremamente ricorrenti: nel solo primo quadrimestre l’Associazione ha gestito 59 casi di atti autolesivi, 43 di ideazione suicidaria e 9 di tentativo di suicidio. Se questo trend dei primi mesi del 2017 venisse confermato anche per il resto dell'anno, allora i casi per queste tre motivazioni risulterebbero in aumento rispetto l’anno passato.
Circa 1 caso gestito su 2 riguarda richieste di aiuto ricevute per atti autolesivi (49% dei casi): spesso i ragazzi si provocano dolore fisico, come ad esempio il cutting (pratica di infliggersi dolore fisico tagliandosi) per fare emergere e gestire un dolore psicologico interiore che non riescono ad esprimere in altro modo. Il 43% dei casi ha riguardato episodi di ideazioni suicidarie e, nell’8% dei casi gli operatori di Telefono Azzurro hanno gestito casi di tentativi di suicidio.
Chi sono i soggetti a rischio
Nella maggior parte dei casi segnalati a Telefono Azzurro, la persona coinvolta nella richiesta di aiuto è una ragazza (più dell’80% dei casi), nella maggior parte dei casi adolescente (61,4% dei casi, tabella 2). In un caso su 3, però, la richiesta di aiuto riguarda anche preadolescenti (37,9% dei casi): il fenomeno coinvolge ragazzi e ragazze sempre più giovani.
Sei consigli per non farsi del male
A fronte di un trend in aumento nel 2017, come sottolineato da Telefono azzurro, l'associazione che assiste i minori in difficoltà ha diffuso un vademecum rivolto ai più giovani per aiutarli a proteggersi.
Se stai pensando al suicidio o ti fai del male:
- Contrapponi il fare al pensare: esci, fai qualcosa di semplice, ma rilassante che pensi ti possa far stare meglio. Questo non significa ignorare ciò che ti mette in difficoltà: è importante farlo, ma nel momento più adeguato e con il sostegno di professionisti che ti possano supportare in questo.
- Tieni presente che quando ci si sente in estrema difficoltà la percezione delle cose è alterata e si ha la sensazione di non avere vie d’uscita. Ricorda però che si tratta spesso di momenti transitori.
- Cerca di non stare solo: solitudine ed isolamento rischiano di peggiorare la situazione.
- Prova a pensare ad una situazione di difficoltà che sei riuscito a superare in passato. Cosa ti è stato d’aiuto? Quali risorse hai messo in campo? Quali oggetti, comportamenti, idee o persone ti hanno aiutato?
- Prova ad immaginare un ragazzo nella tua stessa situazione: cosa gli diresti per aiutarlo?
- Se sai che qualcosa ti fa stare male e pensi di essere in un momento di particolare vulnerabilità, cerca di evitare. Ad esempio, se un luogo ti evoca particolari ricordi negativi, non andarci e, se devi farlo, non andarci da solo.