Non c'è nulla di più patetico del potere che ha bisogno di farsi prepotente per riuscire a governare perché non ci riesce semplicemente seguendo le regole. Recep Tayyip Erdogan è in questo momento il paradigma del potere in tutte le sue peggiori storture, fatto di bile e vendetta (grottescamente legittimate da un propizio fallito colpo di Stato) aggrappato a una proiezione di se stesso che rasenta l'iperbole. Il fatto è che qui non c'è niente da ridere: nonostante la posa da bullo Erdogan con la sua Turchia oggi tiene sotto scacco l'Europa grazie all'errore politico di chi ha deciso di usarlo come sacchetto dell'umido dell'immigrazione europea.
Erdogan intervistato da RaiNews 24 (a proposito: che bellezza vedere giornalisti non accomodanti sulle reti del nostro servizio pubblico) riesce in poche frasi a condensare l'impensabile tracotanza di chi crede di essere legge, sostituendosi alle leggi: "la vicenda dell'indagine su mio figlio a Bologna potrebbe mettere in difficoltà le nostre relazioni con l'Italia, che dovrebbe occuparsi piuttosto della mafia" ha dichiarato il leader turco, riferendosi anche ad una presunta timidezza da parte dell'Europa che non avrebbe sostenuto abbastanza il "ripristino della legalità" dopo il golpe fallito in Turchia.
Peccato che l'idea di ripristino di Erdogan passi attraverso la violenta censura degli organi di informazioni non allineati con una repressione che non ha nessuna parvenza di legalità né di democrazia. Il ripristino delle regole passa attraverso l'eliminazione degli avversari? Se Erdogan non è in grado di capire che la personalizzazione delle regole è incompatibile con l'idea di moderna gestione di un Paese non può essere considerato un interlocutore affidabile. La muscolarità è una deriva dei tronfi falliti.
Per questo ha fatto benissimo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a ribadire che in Italia «i giudici rispondono alle leggi e alla Costituzione italiana, non al presidente turco» precisando che "uno Stato di diritto" se ne frega delle infantili istanze di un anacronistico tiranno.
«Nessuno può dire alla magistratura italiana di cosa deve occuparsi. – ha dichiarato il ministro alla Giustizia Andrea Orlando – La Costituzione italiana garantisce l'autonomia della magistratura dal potere esecutivo e ancor più da poteri esterni. Non possiamo che vedere con preoccupazione il fatto che gli stessi principi non valgano più in Paesi che avevano imboccato questa strada»: forse ora che l'Italia è stata toccata sul vivo una reazione si profila all'orizzonte.
Ora, al di là delle giuste risposte istituzionali, forse sarebbe il caso che qualcuno dica a Erdogan che il suo eccesso di difesa è il sintomo della sua debolezza. Se il golpe serviva per denudare il re beh, allora il re è nudo.