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“Gli effetti della crisi sono peggio di una guerra”. E’ l’allarme di Confindustria

“L’Italia è nell’abisso”. E’ il parere del Centro studi di Confindustria che restituisce un quadro pessimo sulle stime economiche del Belpaese: disoccupazione al 12,4% in un anno, un milione e mezzo di posti di lavoro persi, pareggio di bilancio che si allontana e Pil a -2,4% nel 2012.
A cura di Biagio Chiariello
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Gli effetti della crisi sono peggio di una guerra allarme di Confindustria

E' davvero avvilente lo studio sullo scenario economico italiano pubblicato oggi da Confidustria: «Non siamo in guerra – scrivono dal Csc – ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto». Ad essere colpite dalla crisi sono le parti «da cui dipende il futuro del Paese: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni», proprio come quando termina un conflitto. Parole durissime alle quali si accompagnano numeri ancor più amari: il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, anno di inizio della crisi, e la disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 per poi toccare il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013. Drammatiche sono anche le prospettive sul pareggio di bilancio che «si allontana», sebbene i conti pubblici migliorino «vistosamente».

Il rapporto choc di Confindustria prosegue così:

L'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le democrazie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c'è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta dentro l'Europa e dentro l'Italia». Per Confindustria «a scatenarla sono stati errori recenti e mali antichi. Gli errori recenti sono stati inanellati nella gestione dell'eurocrisi».

Insomma «l'Italia è nell'abisso», sottolinea il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi. A confermarlo ci sono anche le previsioni sul Pil, in flessione del 2,4% nel 2012 e dello 0,3% l'anno prossimo. I dati seguono gli incrementi avuti nel 2010 e nel 2011, pari rispettivamente all'1,8% e allo 0,4%.  «La recessione italiana si è già concretizzata più intensa», si legge nella premessa dell'indagine di Viale dell'Astronomia. «Il 90% dell'arretramento di quest'anno è già acquisito nel secondo trimestre (-2,1%)». Tutto questo mentre arrivano anche i dati sull'inflazione,  salita al 3,1% nel 2012 ma è previsto un calo al 2,6% nel 2013, e sui consumi crollati del 2,8% quest'anno e dello 0,8% nel 2013 (molto più giù delle stime di dicembre: -1% e +0,4%).

E i livello di benessere? «A sei anni dall'inizio della crisi, nel 2013 l'Italia si troverà con un livello di benessere, misurato in Pil pro-capite, del 10% inferiore alla media 2007». Il Csc calcola che è un calo «pari quasi a 2.500 euro in meno (prezzi costanti dal 2005». Si tratta di una deficit «difficilmente recuperabile in assenza di riforme incisive che riportino il Paese su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo come è alla sua portata». E per gli esperti economici di Squinzi, non ci aiuta la pressione fiscale confermata a salire al 45,4% del Pil nel 2013; mentre quella effettiva, che tiene conto del sommerso, giungerà al 54,6%.

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