Giovanni Bellini: per il quinto centenario dalla morte, a Venezia un anno di celebrazioni
Il 29 novembre prossimo ricorrerà il 500° anniversario dalla morte di Giovanni Bellini. Cittadino della Repubblica di Venezia, Bellini è stato uno degli esponenti di spicco della pittura rinascimentale, una figura importante per la sua capacità di coniugare le più svariate tendenze artistiche. E proprio Venezia, la sua città natale, in occasione dell'importante ricorrenza, ha deciso di programmare un anno di cultura all'insegna della riscoperta dell'arte di questo grande pittore.
Un percorso diffuso sul territorio veneto, e non una semplice mostra monografica: il lungo anno di celebrazioni assumerà la forma di una "mostra diffusa", come ha sottolineato anche il direttore dei Musei Civici Gabriella Belli. Il Polo Museale Regionale del Veneto ha messo a punto una serie di itinerari belliniani, che hanno come obiettivo quello di restituire al pubblico uno sguardo ampio e completo sull'arte del maestro, con una serie di eventi organizzati fra la città d’origine e la terraferma, con un attenzione particolare alle numerose opere conservate nelle chiese veneziane e a quelle presenti nelle Gallerie dell’Accademia.
L'ambizioso progetto troverà un momento di sintesi nel convegno organizzato e ospitato dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini i prossimi 27 e 28 ottobre 2016, al termine di un percorso che si preannuncia intenso e ricco di occasioni interessanti. Primo fra tutti, l'attesissimo ritorno di uno dei capolavori di Bellini in Italia, dopo più di settant'anni.
"L'ebbrezza di Noè" torna in Italia
Fino al 18 giugno la Sala delle Quattro Porte dello storico Museo Correr ospita l'atteso ritorno dell'Ebbrezza di Noè, considerato il testamento artistico di Bellini e presentato l’ultima volta a Venezia settant’anni fa. La tela è infatti conservata, fin dal 1895, presso il Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie di Besançon, ed è rientrata in Laguna nell’ambito del progetto "Un capolavoro per Venezia", sotto la guida scientifica di Pierre Rosenberg, attuale presidente dell’Alliance Française Venise, partner della Fondazione Musei Civici nella promozione dell’evento.
Incentrata su un tema biblico ricorrente anche in altri artisti, primo fra tutti Michelangelo che dipinse l'episodio negli stessi anni, la tela di Bellini raffigura con l'intensità di colori propria della scuola veneziana il racconto di Cam, che trova il padre Noè ubriaco per i frutti della vite, che giace nudo e scomposto. Sem e Iafet, gli altri due figli, si avvicinano per coprirlo usando un mantello e camminando a ritroso per non essere costretti a vedere le sue nudità. L'episodio è narrato dalla Genesi:
Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
Il riferimento a Michelangelo non è casuale: Giovanni Bellini infatti è stato forse uno degli artisti che meglio ha saputo racchiudere nella sua arte intensa, ricca di pathos ma allo stesso tempo legata molto alla tradizione, le varie tendenze artistiche rinascimentali.
Bellini, punto d'incontro fra Piero della Francesca e Dürer
Giovanni Bellini fu uno degli artisti più celebri del Rinascimento italiano, per il suo ruolo di estrema importanza nella diffusione della pittura veneziana nel resto della penisola. Noto anche con il nome Giambellino, in lui si riuniscono le esperienze artistiche più diverse: dalla tradizione bizantina alla pittura padovana filtrata dal cognato Andrea Mantegna, dalle lezioni di Piero della Francesca, Antonello da Messina e Albrecht Dürer, fino al tonalismo di Giorgione.
Da ognuno degli artisti Bellini fu capace di trarre insegnamenti importanti: Mantegna, con cui ha modo di lavorare a stretto contatto durante soggiorno padovano, lo influenzò molto soprattutto nell'espressività dei volti e nella forza emotiva dei paesaggi sullo sfondo. Sempre a Padova Bellini conobbe la scultura di Donatello, avvicinandosi così ad uno stile più vicino all'ambiente del Nord. Grazie a Leonardo da Vinci e ad Albrecht Dürer poi, Bellini conobbe lo sfumato: un'arte quindi, che riassume tutte le principali tendenze artistiche ed espressive della propria epoca.