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Gamba ritrovata nell’Aniene, sbuca una sparatoria a San Basilio

Gabriele Di Ponto era uscito da poco di prigione e dopo una matrimonio finito in poco più di un mese per le violenze infinite alla moglie stava riorganizzando alcuni antichi legami di spaccio. Ma gli equilibri probabilmente sono cambiati e nella zona di San Basilio avrebbe avuto anche degli scontri a fuoco. Intanto il DNA conferma: è suo il piede mozzato recuperato nell’Aniene.
A cura di Giulio Cavalli
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Gli investigatori sono ormai certi che appartenga a Gabriele Di Ponto il resto di gamba ritrovato nell'Aniene il 12 agosto scorso. Il trentaseienne, tifosissimo laziale e residente a Tor Sapienza (e non alla Rustica come scritto in molte cronache) aveva già avuto precedenti con le forze dell'ordine per alcune rapine portate a segno contro alcune farmacie

Di Ponto era uscito infatti da qualche mese dal carcere e aveva occupato l'appartamento di una zia molto conosciuta nella zona (con diversi precedenti penali) ora trasferita all'estero. La polizia nei giorni scorsi ha recuperato tra gli oggetti personali ulteriori frammenti per il riscontro del DNA (che ha già dato risultati certi) per l'eventuale processo e ha interrogato alcuni abitanti della zona.

Nonostante un ostinato "riserbo" di alcuni concittadini durante la raccolta di prove sembra che sia uscito un quadro più preciso sugli ultimi mesi del giovane romano: da poco si era sposato con una donna non italiana che solo dopo un mese e mezzo ha chiesto la separazione per "violenze domestiche", un rapporto burrascoso in cui le botte sono state l'unica costante di un rapporto brevissimo sfociato spesso in liti pubbliche. Ultimamente Di Ponto si sarebbe affacciato sulla piazza di spaccio di San Basilio dove, secondo alcune testimonianze, qualche giorno prima della sua scomparsa avrebbe anche partecipato ad un "raid" contro alcune bande rivali usando un'arma da fuoco.

Proprio nei delicati equilibri delle zone di spaccio che da Tor Sapienza arrivano a San Basilio passando per la Rustica sarebbero da ritrovare le cause di un omicidio così violento: Di Ponto, infatti, forte dei legami "parentali" probabilmente ha creduto di potersi riappropriare di alcuni "diritti" criminali "richiesti" con troppa violenza e spavalderia senza rendersi conto di un quadro completamente cambiato durante la sua detenzione.

La novità nelle indagini, infatti, è un collegamento che ci potrebbe essere tra il Di Ponto e l'agguato che ha portato al ferimento di tre persone nell'aprile di quest'anno, in cui risultarono feriti tre minorenni. Un agguato che ha portato poi ad un'escalation di violenza con il ferimento nei mesi successivi di altre perone fino all'ultimo agguato a fine luglio in cui risultò gambizzato un pregiudicato quarantaseienne con precedenti penali. Le piazze dello spaccio risultano controllate da pregiudicati romani ma è evidente che siano calabresi le menti che gestiscono molto più in alto il "gioco grande". Proprio una di queste famiglie potrebbe avere deciso di autorizzare un'esecuzione esemplare contro il Di Ponto.

Le modalità dell'omicidio, con il corpo fatto a pezzi per essere occultato, rimandano alle esecuzioni di stampo ‘ndranghetista e per questo si scava nelle appartenenze e i collegamenti di tutte le persone coinvolte. Una cosa però è certa: mentre si discetta di Mafia Capitale e Casamonica urge disegnare in fretta la mappa e le vie dello spaccio di cocaina e forse la morte di Gabriele Di Ponto potrebbe portare lontano.

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