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Formigoni condannato non risarcisce i danni: impignorabile lo stipendio da parlamentare

A “salvarlo” dal risarcimento danni da 5000 euro che dovrebbe versare alla trasmissione Report è una legge del 1965, che sancisce l’impignorabilità dello stipendio di un parlamentare. E così, Roberto Formigoni, condannato per lite temeraria, pur essendo stato dichiarato “colpevole” non verserà il dovuto a Milena Gabanelli e soci.
A cura di Charlotte Matteini
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Condannato per lite temeraria, in seguito a una querela per diffamazione presentata contro il programma televisivo Report, in onda su Rai3. Nonostante il Tribunale l'abbia dichiarato colpevole e condannato al pagamento di 5.000 euro a titolo di risarcimento danni, Formigoni però molto probabilmente non pagherà il dovuto. Non sarebbe infatti intestatario di alcun conto corrente aggredibile e, per effetto di una legge risalente al 1965, la diaria e lo stipendio di un parlamentare sono per legge impignorabili e non sequestrabili.

A svelare la questione è proprio Milena Gabanelli che, durante l'ultima puntata di domenica 24 aprile, ha mandato in onda un servizio dedicato alla questione, "Gli impignorabili". Sulla pagina Facebook di Report si legge: "Qualche anno fa Formigoni ci ha aveva fatto una causa per diffamazione, l’anno scorso si è chiusa e il condannato è stato lui perché il giudice ha ritenuto che la lite fosse temeraria ed è stato condannato a pagare oltre alle spese anche a risarcire a noi un danno per 5000 euro. Bene, la settimana scorso ci scrive il nostro avvocato che non li paga e purtroppo, da un controllo effettuato presso la Banca Nazionale del Lavoro del Senato, risulta che Formigoni non è titolare di conto corrente, per cui apparentemente non ha fondi aggredibili. Firmato avvocato Caterina Malavenda". Conclude il post con il caustico commento della redazione di Reporta: "Si vede che lo stipendio da parlamentare lo incassa in contanti, ma se a qualunque comune mortale condannato che non paga viene pignorato un quinto delle stipendio, perché con Formigoni non si può? La risposta dell’esperto".

Si tratta della legge 1261 del 31 ottobre 1965 che regola la "determinazione dell'indennità spettante ai membri del Parlamento" all'articolo 5 dice infatti che "l'indennità mensile e la diaria non possono essere sequestrate o pignorate". Un meccanismo pensato dai legislatori dell'epoca per impedire che i parlamentari potessero in qualche modo essere ricattati e quindi divenire meno liberi e indipendenti. Come spiega l’avvocato Fulvio Pastore, membro del direttivo dell’Assocazione costituzionalisti, interpellato da Report per sviscerare la questione dell'impignorabilità prevista dalla legge 1261, la clausola è stata infatti  inserita a suo tempo per evitare che dei creditori, pignoramdo queste somme, potessero privare i parlamentari "dei mezzi di sussistenza e quindi condizionarne la libertà e l’autonomia". Attualmente però sembra quasi rivelarsi un boomerang questa prerogativa parlamentare, stando alla vicenda Formigoni.

Anzi, Formigoni non è nemmeno il primo parlamentare ad aver beneficiato del codicillo inserito nella legge 1261: come mostrato da Report. Già Domenico Scilipoti, infatti, che doveva circa 200mila euro all’ingegnere Alberto Recupero e l’ex deputato Nicola Fornichella, che doveva liquidare 140mila euro alla società di comunicazione 2B Team, ne approfittarono.

Formigoni pagherà? Non è dato saperlo attualmente, ma la Gabanelli ha proposto una mediazione: potrebbero andar bene alcuni di quei quadri che, stando ad alcune intercettazioni telefoniche relativa all'inchiesta Ferrovie Nord Milano, sarebbero stati acquistati dalla società para-pubblica e trasferiti a casa Formigoni.

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