Femminicidio, il parroco di Lerici: “Voi donne provocate e vi cercate i guai”
Il femminicidio? è colpa delle donne. In buona sostanza, è questa la sintesi del manifesto affisso sul portone della chiesa di San Terenzo di Lerici (La Spezia) dal parroco don Piero Corsi. Più che una predica di Natale, il suo è stato un vero e proprio atto d'accusa contro il "gentil sesso": «Le donne facciano autocritica: vanno in giro con abiti succinti, servono cibi freddi, abbandonano i bimbi e esasperano le tensioni. Gli uomini non sono impazziti, sono le donne che provocano». Il documento è in realtà un estratto dalla lettera apostolica "Mulieris dignitatem", rivisitata in modo quantomeno misogino da Bruno Volpe di Pontifex. L'editorialista del sito ultracattolico, alla luce dei drammatici dati sul femminicidio (100 donne morte ammazzate nel solo 2012, due terzi delle quali per mano di mariti, compagni, familiari), si chiedeva proprio da cosa scaturisse questo odio contro le donne. Semplice, dice Volpe, è colpa loro che «sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti».
Una tesi ampiamente sostenuta da don Corsi. Sul volantino che i fedeli hanno avuto modo di leggere nel giorno di Natale, alle donne che «provocano» non vengono fatti gli auguri di buone feste, ma il peggio per essersi allontanate dalla virtù e dalla famiglia. A fare i complimenti al parroco antifemminista è proprio l'editorialista di Pontifex, che scrive:
Finalmente un parroco che parla chiaro, che non si tira indietro, che non nega le sue responsabilità. Parliamo di Don Piero Corsi, parroco a Lerici, vicino Genova. Sul trito tema del femminicidio (una assurda leggenda nera messa in giro da femministe senza scrupoli) il Parroco si chiede in un messaggio affisso alla bacheca della chiesa: “è colpa della donna che provoca con abiti succinti. Le donne facciano autocritica, quante volte provocano, cadono nell’arroganza e si sentono indipendenti? Se lo sono andate a cercare”. Fatta la tara di una certa esuberanza, il parroco conforta, come fanno in molti e come le cronache ci insegnano, le tesi esposte da Pontifex e dal buon senso comune. La storiella del femminicidio non regge, fa acqua da tutte le parti.”
Ma la lettera di Don Corsi ha trovato sopratutto reazioni di forte disappunto. In particolare è il presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, a chiedere l'intervento del Papa e del vescovo di La Spezia affinché «sia rimossa quella dannata lettera»:
Questo messaggio è una vera e propria istigazione a un comportamento violento nei confronti delle donne perché si offre un'inaudita motivazione ad atti criminali contro di esse. In Italia, che è il Paese con il maggior numero di femminicidi d'Europa e ha un altissimo numero di violenze consumate all'interno delle mura domestiche, un episodio come questo non è più tollerabile".
C'è comunque da dire che il discusso parroco di San Terenzio ha posizioni piuttosto rigide su come si vive la cristianità. Un paio di mesi fa aveva esposto, sempre davanti alla sua chiesa, le famigerate vignette anti-islamiche all'origine delle reazioni musulmane in tutto il mondo. A seguito delle richieste della Diocesi, le vignette sono state poi rimosse, come scrive il Secolo XIX. Ma solo per essere sostituite dal disegno di un asino che ride, probabilmente riferito a chi non condivide le sue crociate. Non è tutto. In un altro caso, scrive Repubblica, pare che, armato di un candeliere, abbia cacciato violentemente un clochard che chiedeva l’elemosina in chiesa.