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Falsi invalidi a Torino: non solo soldi, anche sesso per prendere la pensione

Infermieri, insegnanti e dipendenti pubblici vari pur di intascare l’indennità prima del tempo avrebbero pagato diverse migliaia di euro e, in qualche occasione, offerto del sesso in cambio. Questo è quanto emerso dall’interrogatorio da uno dei medici indagati Enrico Quaglia.
A cura di Biagio Chiariello
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Non solo tangenti ai medici per farsi dare l’agognata pensione di invalidità pur senza averne i requisiti: c’era chi offriva in cambio anche prestazioni sessuali. E’ l’ultimo dettaglio emerso dall’indagine dei Nas, coordinati dalla procura di Torino, in merito al caso che vede protagonisti alcuni ‘colletti bianchi’ nel capoluogo piemontese. Il particolare è emerso durante l’interrogatorio chiesto esplicitamente dal dentista Enrico Quaglia, consulente indagato insieme al presidente della commissione di valutazione medica ministeriale Enrico Maggiore, che ha parlato per oltre tre ore davanti ai pm Laura Longo e Gianfranco Colace, al procuratore aggiunto Andrea Beconi e ai carabinieri che si stanno occupando dell’indagine. Indagine che va avanti da anno, anche se le pensioni di invalidità “tarocche” sarebbero una storia lunga quasi un decennio.

Il trucco era semplice. Stando a quanto trapelato, per andare in pensione prima, o a condizioni migliori, a Torino alcuni dipendenti pubblici avrebbero trovato uno stratagemma. Secondo chi indaga, si rivolgevano ai due medici che, in cambio di cinquemila euro in totale, rendevano più gravi le malattie e gli acciacchi reali, così da gonfiare le indennità. Spesso si trattava di patologie, come stress o cefalea, che nessun esame o strumento medico avrebbero potuto accertare. Bastava il parere dei professionisti coinvolgi: di quello base in primis, dello specialista subito dopo, del consulente e infine del presidente della commissione di valutazione medica.

 Maggiore e Quaglia sono indagati dalla procura di Torino (pmGianfranco Colace e Laura Longo) per corruzione, falso e truffa allo Stato. Potrebbero essere solo i primi indagati di una lunga serie. L’attenzione però ora è rivolta pure finti invalidi, coloro che avrebbero pagato con soldi o, sembra, anche con prestazioni sessuali: si tratta di insegnanti, infermieri e dipendenti comunali, i cui nomi potrebbero riempire il fascicolo dei pubblici ministeri.

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