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Covid 19

In Russia sale l’allerta Covid, nuove restrizioni in arrivo: ristoranti chiusi e smart working

Dopo il boom di contagi e decessi Covid, in Russia si va verso nuove restrizioni per frenare le infezioni: dal 30 ottobre al 7 novembre dichiarate le giornate non lavorative, con la chiusura delle attività non essenziali in tutto il Paese, a San Pietroburgo dal primo novembre obbligo di certificato vaccinale per entrare nei locali pubblici e smart working consigliato. Putin: “Siate responsabili e vaccinatevi”.
A cura di Ida Artiaco
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In Russia continua a salire l'allerta per una nuova ondata di casi Covid dopo il boom di contagi e decessi che è stato registrato nei giorni scorsi. Una situazione difficile, che ha spinto il presidente Vladimir Putin a dichiarare nove "giornate non lavorative", dal 30 ottobre al 7 novembre, in concomitanza con la Festa dell'Unità nazionale, che cade giovedì 4. Non si tratta di un vero e proprio lockdown, ma in questo modo, pur con il mantenimento della retribuzione dei dipendenti, verranno chiuse le attività non essenziali, dai ristoranti ai musei ai parchi pubblici. Il governo ha inoltre chiesto alle aziende di far lavorare da remoto almeno un terzo dei propri dipendenti, con l'obiettivo di frenare la trasmissione dell'infezione.

Cosa succede a Mosca e San Pietroburgo

Putin ha anche lanciato un appello in tv alla popolazione a "mostrare responsabilità" e a vaccinarsi mentre la vice premier Tatyana Golikova ha chiesto alle regioni maggiori controlli sulle restrizioni anti-Covid, per lo più finora ignorate dai russi. Ma mentre il governo centrale frena su ulteriori misure più restrittive, a livello locale le cose cambiano. Soprattutto nelle metropoli di Mosca e San Pietroburgo, dove si concentra la maggior parte dei nuovi casi, si va verso una maggiore stretta. Nell'ex capitale zarista, dal primo novembre si entrerà nei locali pubblici solo se muniti di  una sorta di Green pass (Codice Qr) e i dipendenti pubblici lavoreranno solo da remoto mentre per i privati lo smart working è solo consigliato. A Mosca, invece, è stato imposto agli ultrasessantenni non vaccinati e che non lavorano una sorta di lockdown: devono stare a casa da lunedì prossimo fino al 25 febbraio e possono uscire solo per prendere aria e fare la spesa. Per i "lavoratori di contatto" è invece previsto l'obbligo di vaccinazione e tutti i datori di lavoro saranno obbligati a far lavorare da casa almeno il 30% del loro personale sempre fino al 25 febbraio 2022, ha scritto il sindaco Sergey Sobyanin.

Le cause dell'aumento di casi e decessi Covid in Russia

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Alla base della nuova ondata di contagi ci sarebbero non solo lo scarso rispetto delle misure in vigore, dall'obbligo di mascherina al distanziamento, ma anche dal fallimento della campagna di vaccinazione. Nonostante la Russia sia stato uno dei primi Paesi a dare il via alle inoculazioni con il suo Sputnik V, poco più del 30% della popolazione risulta aver completato il ciclo vaccinale. "Qui c'è un forte settore di anti-vaccinisti: si calcola che tra il 25 e il 40% della popolazione sia in un modo o nell'altro no vax – ha spiegato a Fanpage.it Giovanni Savino, docente di storia contemporanea, da ormai più di 10 anni residente a Mosca, dove vive ancora insieme alla sua famiglia -. C'è un anti-vaccinismo di due tipi: uno è quello classico, come c'è anche in Italia, che ha presa su un settore della chiesa ortodossa e su ambienti di estrema destra, e l'altro è di quelli che non si fidano del ‘vaccino di Putin', che io stesso ho ricevuto, e aspettano quelli occidentali". Anche in Russia, così come in Italia, tra il 95 e il 98% dei pazienti che finisce attualmente in ospedale per Coronavirus è costituito da non vaccinati.

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