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Lui spacca le pietre, la sorellina dorme: il dramma del lavoro minorile in una foto

Rahat, 11 anni, lavora spaccando mattoni in Bangladesh per potersi prendere cura della sorella più piccola. “Voglio che possa andare a scuola”, racconta. E in quella sua frase c’è la resa di un bambino condannato ad essere adulto.
A cura di Giulio Cavalli
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La foto l'ha scattata GMB Akash, il celebre fotografo nato in Bangladesh vincitore del World Press Photo Award per la vita quotidiana, e l'ha voluta condividere perché, dice lui, "certe foto vanno raccontate per le store che ci sono dietro". E la foto, potentissima, è una di quelle immagini che sembrano un presepe dell'ingiustizia sociale: in primo piano c'è Rahat che a undici anni si ritrova a spaccare mattoni, con la concentrazione di un bambino che si sforza di essere adulto: poco più indietro dorme sua sorella, Bristy, stesa su telo di iuta che le fa da giaciglio.

"Mia sorella è sempre con me, dopo la sua nascita mi sono preso cura di lei – ha raccontato il ragazzo al fotografo – perché mia madre non riesce a seguirla". "Da quando è nata giochiamo insieme", racconta Rahat: "appena ha messo i primi destini ha cominciato a mordicchiarmi. Se io urlo lei comincia a ridere. Giocheremo anche oggi così, nei miei tempi di pausa". La madre dei due fratelli lavora anche lei alla pietraia, e Rahat racconta che quando lui ha cominciato a lavorare, nei primi giorni, ha avuto forti dolori alle mani. "Ma non l'ho detto a mia madre", dice. Del resto spiega che lo pagano "50 taka (40 rupie, nda) ogni 100 mattoni rotti" e che i soldi servono tutti per mangiare: "compro solo banane e uova per mia sorella. A volte io e mia madre abbiamo il tè e il pane durante le nostre pause nel turno di lavoro".

Anche il nome alla sorella l'ha scelto lui: Bristy nella lingua locale significa "pioggia" e, dice Rahat, il giorno in cui nacque "pioveva fortissimo". Ma la frase che colpisce di più, nel suo racconto, è quando promette che non farà mancare nulla alla sorella e lavorerà "perché possa andare a scuola". Che, leggendola, è una frase di bontà, responsabilità e coraggio. Certo. Eppure lì dentro c'è la resa di qualcuno che si è già messo il cuore in pace di non potercela fare, lui; di poter solo sperare che per la sorella sia diverso.

Al lavoro e arreso. A 11 anni.

E noi che ci dimentichiamo di avere un mondo che in giro per il mondo scivola così. Con bambini con la speranza mutilata che riescono solo a sognare a nome degli altri.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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