Emergenza rifiuti: cronologia di un anno tra crisi e ricerca di ordinarietà [REPORTAGE]
La fiducia sul decreto ambiente posta dal Parlamento sul testo del Governo nella giornata di ieri apre nuovamente l'inquietante scenario dell'emergenza rifiuti a Napoli. Il capoluogo partenopeo è riuscito negli ultimi mesi ad azzerare le giacenze di spazzatura non raccolta in strada grazie ai conferimenti nelle discariche delle altre Regioni, con le nuove disposizioni legislative tali trasporti saranno sottoposti alla previa autorizzazione dei Governatori. In sostanza, significa che le regioni rette dalla Lega Nord avranno il potere di rifiutare i conferimenti di rifiuti campani mettendo in crisi il precario sistema che il sindaco De Magistris è riuscito a organizzare per pulire le strade senza la costruzione di nuove discariche e opponendosi alla realizzazione dell'inceneritore di Ponticelli.
Nelle ultime settimane, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini non ha perso occasione di criticare il sistema napoletano, sia per l'opposizione della Giunta di realizzare l'impianto di Napoli est, sia per il ricorso alle discariche di altre Regioni e -attraverso le navi dei rifiuti per l'Olanda- agli inceneritori stranieri. Un anno fa, precisamente ad Aprile 2011, la situazione in città era ben diversa: il sindaco Rosa Russo Iervolino prometteva una raccolta straordinaria entro Pasqua, ma per terra languivano oltre due mila tonnellate di rifiuti.
La visita del presidente del Consiglio Berlusconi a Napoli nel maggio 2011 per sostenere la candidatura a sindaco di Gianni Lettieri viene salutata dai comitati ambientalisti che assediano la Mostra D'Oltremare protetta da decine di poliziotti in assetto antisommossa. Le strade affondano nei rifiuti, così quando Luigi de Magistris diventa vince le elezioni si trova a dover fare i conti con 2500 tonnellate di RSU in strada. Rimane impressa sulle colonne dei quotidiani locali la promessa dell'ex.pm: "Napoli pulita in cinque giorni", in realtà i vorranno tre mesi.
Il sindaco di Napoli denuncia il boicottaggio di Lega nord e camorra, la popolazione civile decide di mobilitarsi: CleaNap, Friarielli Ribelli, comitati antidiscarica – scendono in strada, protestano e puliscono i luoghi: "Riprendiamoci quello che è nostro" scrive qualcuno, prendendo spunto dai movimenti per i Beni Comuni. Ad Agosto, il vicesindaco e assessore all'ambiente Tommaso Sodano dichiara "azzerate le giacenze di rifiuti in strada". Nemmeno il tempo di gioire, che sul tavolo dell'amministrazione si depositano pratiche scomode: bonifica delle discariche abusive, partenza delle navi dei rifiuti per l'Olanda, termovalorizzatore di Napoli est, raccolta differenziata che stenta a decollare.
L'Asia e il suo ex-presidente Raphael Rossi fanno censire le discariche abusive di Napoli: sono 66, sono utilizzate da piccoli artigiani e piccole industrie per smaltire illecitamente rifiuti speciali e risparmiare sui costi. Particolarmente critica proprio la situazione di Napoli est, dove attorno al cantiere dell'eternamente in costruzione Ospedale del Mare si registravano in settembre cumuli di pneumatici e scarichi illegali di materiali industriali. Il Comune diede inizio alla bonifica dell'area, ma gli attivisti denunciarono immediatamente un'altra discarica abusiva, nei pressi del campo rom di Ponticelli. Sotto un cavalcavia, tonnellate di rifiuti speciali dati alle fiamme continuamente. Addirittura, il guardrail della superstrada è stato divelto in modo da consentire uno scarico più veloce dei rifiuti. Senza dimenticare, a poche centinaia di metri di distanza, il cosiddetto "scasso" di Ponticelli dove per vent'anni bande criminali hanno condotto le auto rapinate in città per smontarle e rivenderle. In settembre, un blitz dei carabinieri smantellò il sistema criminale, non prima che gran parte del sito venisse dato alle fiamme per eliminare ogni prova compromettente.
Altro punto all'ordine del giorno dell'amministrazione, la partenza delle navi dei rifiuti. Rinviata fino a gennaio, fino ad oggi ne sono partite soltanto tre per gli inceneritori di Rotterdam. Caricate soltanto con il "secco", materiale residuale dei processi di lavorazione degli STIR (centri di tritovagliatura dei rifiuti, in gran parte saturi), e dai costi "variabili" a seconda degli accordi presi per ogni carico. "Costa meno che mandarli da Napoli a Giugliano in campion" sostiene il sindaco, "Abbiamo messo fuori la camorra dei trasporti su gomma" rassicura il vicesindaco Sodano.
Raccolta differenziata e rifiuti zero sono la sfida attuale. Il Comune ha esteso il porta a porta condominiale a parte del quartiere periferico di Scampia, ricevendo un buon risultato: il 75% di raccolta di buon livello. Certo, i camioncini dell'Asia non si infilano nelle Vele per recuperare sacchetti ordinatamente messi in fila, ma soltanto in parchi più o meno sorvegliati e condomini. Ma l'estensione a 325 mila cittadini del servizio, promessa per settembre e arrivata soltanto negli ultimi mesi, è un chiaro segno che anche al Sud si può essere virtuosi. Proprio per questo, in Ottobre l'amministrazione ha invitato Paul Connett -padre della filosofia Zero Waste- a Napoli per firmare il protocollo Rifiuti Zero: la città si impegna ad azzerare la produzione di rifiuti entro il 2020.
Le luci ci sono, anche qualche ombra come la pratica di infrazione delle normative UE e l'allontanamento di Raphael Rossi dalla presidenza di Asia con la nomina la suo posto di Raffaele del Giudice, direttore di Legambiente Campania. In questo scenario delicato, di cambiamento difficile, è arduo prevedere quale sarà l'effetto del decreto ambiente voluto dal Governo. La città ha bisogno di "respiro" in attesa della costruzione di un impianto di compostaggio a Napoli est e l'estensione della raccolta differenziata. Eppure, già oggi a voler essere obiettivi, guardando quello che succedeva appena un anno fa e senza ricorrere all'apertura di nuove discariche, la città di Napoli -che da sola produce gran parte dei rifiuti di tutta la Campania- sembra ben avviata alla soluzione definitiva dell'emergenza.