Che Silvio Berlusconi fosse ormai fuori gioco per guidare quel che resta del centrodestra alle prossime elezioni era cosa nota da tempo e più volte ci eravamo spinti ad ipotizzare che il tanto decantato "ritorno in campo" fosse semplicemente un modo per prendere tempo e "creare un diversivo". Ora arriva (forse) la conferma, con il Cavaliere che esplicita ciò che da tempo si mormorava ai piani alti del Popolo della Libertà: l'unico modo per impedire al centrosinistra di vincere le elezioni è quello di ricompattare il campo dei moderati, convincendo Casini e Montezemolo a partecipare al cantiere e individuando un candidato autorevole e capace di tenere unito il fronte. In parole povere, la sola chance che ha il Pdl di sopravvivere allo tsunami elettorale e al post – berlusconismo è quella di sciogliersi e confluire in un nuovo soggetto politico, facendo il percorso inverso e riabbracciando il mai troppo rimpianto Casini. Da qui la suggestone di coinvolgere nel progetto i nomi più autorevoli del Governo Monti, con in prima fila il ministro Corrado Passera, che non ha mai nascosto le sue ambizioni "politiche".
Eppure sono ancora in molti a coltivare la speranza di convincere Monti ad operare una scelta di campo. Una precisa scelta di campo. Certo è che tra guidare il centrodestra alle elezioni o garantire la propria disponibilità a reggere il Governo per la prossima legislatura c'è un abisso. E appare davvero molto difficile che il professore accetti di confrontarsi alle urne alla testa di una compagine poco assortita e contro uno schieramento che, almeno al momento, sembra avere maggiori chance di vittoria. A meno che non si riesca a costruire una legge elettorale "su misura" che blindi in qualche modo la poltrona di Palazzo Chigi. Operazione complessa, per non dire improbabile.
Dunque a Silvio non resta che il piano B: l'individuazione di un candidato alternativo ma ugualmente autorevole, che sia gradito all'elettorato moderato, in continuità con il governo Monti e necessariamente vicino a Casini. Il profilo sembrerebbe corrispondere a quello del ministro Corrado Passera, politicamente molto accorto in questa fase della legislatura e senza dubbio figura di riferimento per "determinati ambienti". Ovviamente nemmeno Passera accetterebbe mai un suicidio politico, ovvero la guida di una coalizione eterogenea e frammentata da mille personalismi, ma è pacifico che le cose cambierebbero radicalmente se sia il Pdl che l'Unione di Centro (e Fli magari…) fossero in grado di praticare concretamente quelle operazioni di trasparenza – ricambio – pulizia che da mesi annunciano. Tutto ciò senza dimenticare l'ombra di Luca Cordero di Montezemolo, che continua ad essere una alternativa valida, anche perché sarebbe in grado di catalizzare i consensi di gruppi molto attivi come Fermare il Declino e rappresenterebbe una garanzia per le elite conservatrici (come e più di Passera). Un progetto ambizioso, al quale però per il momento manca la cosa principale: la decisione di Montezemolo, che rischia di rimanere prigioniero di un paradossale "vorrei ma non posso". E che alla fine potrebbe anche accontentarsi di un ruolo di spicco ma non necessariamente di primissimo piano.