Dopo il lancio del missile, la risposta Usa: “Sostegno a Corea del Sud, pronti a tutto”
Continuano a soffiare senza placarsi i venti di guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord. Dopo il tentativo fallito di lanciare un missile dalla base militare di Simpo, sulla costa orientale del Paese, e il successivo no comment della Casa Bianca, è arrivato a Seul il vice presidente a stelle e strisce, Mike Pence, che proprio qui comincia il suo tour di dieci giorni in Asia, con l'obiettivo di confortare gli alleati, in primis il Giappone, in questo delicato momento. Il numero due di Donald Trump era stato avvisato mentre era in volo verso la capitale della Corea del Sud del test missilistico di Pyongyang, che rappresenta, seppur non portato a termine, un monito di sfida nei confronti della potenza occidentale e che di certo avrà conseguenze importanti.
Il test è stato effettuato il giorno dopo la grande parata militare in onore del 105esimo anniversario della nascita del presidente eterno Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader Kim jong-un, che ha voluto così lanciare un messaggio chiaro. "Siamo pronti a una guerra nucleare. Risponderemo a una guerra totale con una guerra totale, e siamo pronti a colpire con attacchi nucleari nel nostro stile ad eventuali attacchi nucleari», ha dichiarato senza mezzi termini Choe Ryong-hae, il secondo più potente ufficiale del regime.
Intanto, gli Usa non stanno a guardare e si preparano al peggio. Nell'area intorno al paese asiatico è stata schierata una squadra navale d'attacco, guidata dalla portaerei a propulsione nucleare Carl Vinson. Avrebbero, inoltre, già posizionato due cacciatorpediniere Arleigh Burke in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk, come i 59 sparati verso la base siriana di Shayrat venerdì corso, a meno di 500 km dal sito dove si sono effettuati i precedenti 5 test nucleari nordcoreani, a Punggye-re.