De Pedis al suo posto nella chiesa, ma altri resti dovranno essere analizzati
Erano anni che in tantissimi, per primi i familiari di Emanuela Orlandi, attendevano questo giorno con la speranza di fare chiarezza ma soprattutto di cancellare ogni dubbio relativo ad un macabro collegamento tra Renatino De Pedis, capo della Banda della Magliana, e la giovane quindicenne scomparsa nel 1983. L’inchiesta relativa alla sua storia ha condotto finalmente oggi all’apertura della tomba di Enrico De Pedis, tumulata all’interno della basilica di Sant’Apollinare a Roma. Le prime informazioni diffuse da fonti qualificate, affermano che all’interno della tomba di De Pedis è stato rinvenuto un corpo che, a tutti gli effetti, può essere identificato come quello del boss della Magliana.
Pietro Orlandi: “Sapevo che mia sorella non era lì” – La scientifica al lavoro nel cortile della basilica di Sant’Apollinare ha analizzato le impronte digitali della salma arrivando a poter sostenere senza dubbio che effettivamente si tratta di Enrico De Pedis. La Procura, almeno per il momento, non ritiene nemmeno indispensabile fare l’esame generico del dna. Dopo le prime analisi, secondo quanto hanno riferito i legali della vedova di De Pedis, si deciderà cosa fare della bara del boss che al momento resta nella basilica: “Forse sarà cremato o forse sarà sepolto nella tomba al Verano della famiglia della vedova. Sarà lei a decidere insieme al Vaticano, tempi e luoghi”. Alla notizia della conferma che il corpo all’interno della basilica fosse quello di De Pedis, il fratello di Emanuela Orlandi ha dichiarato di non aver avuto mai dubbi sul fatto che sua sorella fosse lì dentro: “Io ho sempre detto – ha aggiunto Pietro Orlandi – che se la banda della Magliana ha avuto un ruolo in questa storia è stato solo di manovalanza”. I mandanti della scomparsa di Emanuela sono, per Pietro, sicuramente altri.
Giallo sugli altri resti trovati nella basilica – Intanto, a quanto pare non all’interno della tomba di De Pedis come appreso inizialmente, ma in una zona attigua al sarcofago è stata rinvenuta un’altra cassetta contenente dei resti ossei che dovranno essere comunque sottoposti ad analisi. Secondo quanto hanno riferito gli avvocati della moglie di De Pedis, convinti che da questo accertamento odierno non sarebbe uscita alcuna sorpresa, le altre cripte (che conterrebbero i resti di un cimitero di epoca prenapoleonica), sarebbero state trovate nello stesso ambiente della tomba di De Pedis ma non al suo interno: “Nella bara e nella tomba di De Pedis non c’erano altre ossa, nell’ossario di fronte alla cripta dove è sepolto De Pedis sono stati trovati altri resti. Il muro dell’ossario è stato abbattuto e al di là c’erano oltre 200 cassette contenenti resti ossei”.