De Falco sul suo trasferimento: “Vessazioni contro di me, io destituito”
La vicenda di Gregorio De Falco, il comandante diventato famoso per una celebre telefonata rivolta a Francesco Schettino la notte del naufragio della Costa Concordia, è arrivata in Senato. In particolare è approdata in Parlamento la questione del trasferimento di De Falco dalla sezione operativa. De Falco è stato ascoltato dopo le interrogazioni parlamentari che hanno seguito, appunto, la polemica legata alla decisione del Comando generale della Guardia Costiera di trasferirlo a un incarico amministrativo. De Falco ha lavorato per dieci anni nel settore operativo della Capitaneria di Livorno prima di essere trasferito a fine settembre in altri uffici. Il comandante di fatto ha ribadito quanto raccontato già all’indomani del suo trasferimento. “Dopo 20 anni di servizio, essere pagato per nulla non mi va”, ha spiegato. “La cosa non mi fa certo piacere, ma non è una questione personale – ha aggiunto il comandante – In un incarico come quello che mi hanno dato non c'è alcuna responsabilità diretta”.
Le parole del capitano De Falco al Senato
De Falco ha parlato del suo trasferimento come del “punto d'arrivo di un percorso che assume la connotazione di vessazione”. A suo dire non si tratta di un avvicendamento, ma “è una sostituzione con destituzione”. Lascerà le Capitanerie? “Valuto qualunque ipotesi – ha affermato De Falco – al momento è astratta ma può trovare concretezza nel momento in cui questo lavoro per me non dovesse avere più alcun significato”. L'ufficiale delle Capitanerie ha parlato di “demansionamento” nei suoi confronti: “ma non è questa la sede – ha spiegato – semmai quello è un ambito giurisdizionale”. In riferimento alla notte del naufragio della Concordia, De Falco ha parlato di “un soccorso difficilissimo, mai affrontato prima”. Una notte durante la quale “la Pubblica Amministrazione ha dimostrato di essere pronta ed efficiente”. De Falco ha sottolineato di essere stato sottoposto ad una pressione mediatica enorme dopo quella notte, “alla quale ho sempre cercato di sottrarmi”.