Come rispondere ad una manifestazione di piazza cui ha preso parte un milione di cittadini? Come fa la Boschi, ad esempio, dicendosi felice per un momento di pacifica e democratica contestazione; come fa Delrio, magari, spiegando che è importante anche il tema del consenso, a sinistra; o come fa Renzi, scendendo nel merito e replicando sul piano dei contenuti. Lui no, invece. Davide Serra, l'enfant prodige della finanza (vabbeh), accolto come una star alla Leopolda e autoproclamatosi riferimento culturale (e forse politico) della nuova generazione cresciuta a pane e finanza, si spinge oltre, probabilmente molto più in basso. E, con un'analisi di una complessità pari a quella di un puzzle di 4 pezzi, disegna un mondo in cui gli scioperi creano disoccupazione e devono essere fatti tutti nello stesso giorno. Come si trattasse di un saggio di fine anno, di una recita natalizia, o meglio ancora di un meeting aziendale. Magari alle Cayman.
"Il diritto di sciopero dovrebbe essere molto più regolato, prima che tutti lo facciano random. Volete scioperare? Fatelo tutti in un giorno". La brillante idea di Serra (che pare si riferisse solo al pubblico impiego, come se fosse una scusante) per la verità imbarazza un po' tutti e costringe a rettifiche, chiarimenti, ridimensionamenti (Delrio si limita a sorridere sconsolato e a dire che no davvero, di questo non c'è proprio bisogno). Del resto, lo capiscono tutti, il futuro vagheggiato da Serra è quello sul modello delle piantagioni di cotone di metà ottocento, ma con un padrone buono e comprensivo, sia chiaro.
Troppo, davvero troppo, anche per il volto peggiore della Leopolda. Quello di chi per l'ennesima volta annuncia di volersi iscrivere al Pd (lo aveva promesso qualche anno fa, ma "solo se avesse vinto Renzi"…capirai se uno come Serra possa accettare il processo democratico per cui opposizione e minoranza sono componenti essenziali della società) e di "essere intenzionato a finanziarlo", come se sventolare qualche banconota sotto il naso autorizzasse qualunque sciocchezza. Quello della retorica del progresso e del futuro che se ne infischia dei diritti individuali. Quello di chi ancora crede nel mito del mercato (e probabilmente è lui ad essere in ritardo di qualche anno, quanto a teorie e pratiche economiche). Quello di chi sbandiera il proprio successo personale con il vessillo della meritocrazia. Quello di chi, ogni volta che scende nel dettaglio dei problemi italiani e abbandona slogan fumosi e sognanti, dice una serie di castronerie clamorose (si veda questione sanità, con la solita, e già conclusa, questione dei costi standard, o delle Regioni che non rispettano i patti da bastonare). Quello di chi, dal pulpito, indica la strada agli altri, senza sporcarsi le mani, ovviamente, ma facendo la concessione di "investire, assumere, tutto in sinergia". Insomma, quello di chi pensa al futuro, il suo.
PS: Che poi sarebbe interessante capire che ne pensa Serra di quel "mostro" tentacolare della finanza senza regole di cui ha parlato anche Renzi dal palco…