Dalla Bonino uno schiaffo al PD: “Spartizione unanime”
"Il nodo è che i soldi quando arrivano al gruppo vengono utilizzati come fossero di proprietà privata. Sono destinati alle esigenze dei consiglieri, ma non a quelle della comunità. Poi se queste esigenze sono di farsi una biblioteca, pubblicare opuscoli o di ingaggiare escort questo dipende dai gusti che, per definizione, sono personali. Dire ‘non potevamo darli indietrò è penoso. Potevano. Anzi: dovevano". Non ha dubbi Emma Bonino, candidata del centrosinistra alle Regionali del 2010 e sconfitta per poche migliaia di voti dall'attuale Presidente Renata Polverini. A Concita de Gregorio che la intervista per Repubblica, infatti, l'esponente radicale confessa tutta la sua indignazione per lo scandalo che ha travolto il gruppo consiliare del Popolo della Libertà e messo in evidenza una "crepa evidente" nell'intero sistema di finanziamento pubblico della politica. Un sistema in cui sarebbero "coinvolti" tutti i partiti, a cominciare dal Partito Democratico, in prima fila nella battaglia per "convincere" la Polverini a rassegnare le dimissioni. In tal senso il giudizio non potrebbe essere più netto e chiama in causa un vecchio "chiodo fisso" dell'ex commissario europeo: il mancato appoggio convinto dei democratici alla sua campagna elettorale:
Avevo concentrato la campagna sulla trasparenza. Chiedevo anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati nelle aziende che fanno capo alla Regione. Molti compagni anche del Pd mi dicevano vacci piano con la trasparenza. Spaventi. Non capivo: spavento chi? Dal meccanismo di spartizione unanime ora si capisce meglio che spaventavo tutti: i beneficiati e i beneficiandi. A tutte le latitudini politiche. […] Polverini in quel momento era la candidata di Fini, e una parte della sinistra corteggiava Fini perché si decidesse a mollare Berlusconi. Renata piaceva molto a questa sinistra dei calcoli, era molto gradita ai salotti degli strateghi, del resto la sua popolarità è nata a Ballarò.
E nemmeno l'iniziativa di rassegnare dimissioni in massa sembra convincere la Bonino che, oltre a ricordare che l'ago della bilancia resta l'UDC, sottolinea come "andare a nuove elezioni significa rinviare tutto a primavera, rubare il rubabile, prendere tempo, sperare che l'opinione pubblica dimentichi magari saturata da un nuovo scandalo". Del resto i Radicali denunciano da tempo alcuni aspetti paradossali del sistema di finanziamento e della gestione della cosa pubblica, anche se la Bonino in chiusura ribadisce: "Non siamo tutti uguali, no davvero. Certo: costa remare contro la corrente del comune sentire. E' faticoso e si paga un prezzo".