Zona 3: quella nella quale i comuni in passato "hanno subito pochi danni" e nella quale "possono verificarsi sono scuotimenti moderati". Così, nella mappa contenuta in un opuscolo sul terremoto della Protezione civile dell'Emilia Romagna, sono considerate le province di Modena e Ferrara, epicentro del pauroso sisma del 6 grado della scala Richter che ha causato numerosi morti, decine di feriti e migliaia di sfollati.
Secondo la locale Protezione civile «nella zona della dorsale ferrarese gli eventi sismici non hanno mai superato l'VIII grado Mercalli». Nella drammatica notte del 20 maggio, invece, dalle zone a pochi chilometri dall'epicentro sono arrivate segnalazioni che descrivevano danni, crolli e crepe, corrispondenti ad almeno il settimo della vecchia scala Mercalli, basata appunto sugli effetti causati dal sisma.
Un sisma intenso e con una scia lunga: circa 100 le repliche che si sono succedute in Emilia Romagna dopo la prima scossa indicata inizialmente con magnitudo 5.9 e poi corretta a magnitudo 6. "Si tratta – lo spiega il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – di terremoti legati a strutture dell'Appenino "sepolte" sotto la pianura padana, estremità attive che in questi caso spingono generando appunto la scossa tellurica".
Ecco il sisma visto dagli strumenti Ingv:
Nella mappa di classificazione sismica dell'Ingv le province di Ferrara e Modena sono per lo più classificate livello 3, cioè a "sismicità bassa". Il fattore di cui tener conto è il Pga (Peak Ground Acceleration, ovvero picco di accelerazione al suolo) in questo caso compreso fra 0,05 e 0,15g ("g" è l'accelerazione di gravità.
Questo il rapporto fra la mappa sismica e l'epicentro del sisma:
Classificazione sismica in Emilia romagna