Regeni, Italia valuta stop al turismo in Egitto. Gentiloni: “Si indaga con tabulati”
UPDATE – Gentiloni: “Si indaga con i tabulati” – Sul caso Regeni è intervenuto nuovamente il ministro Gentiloni: “Le indagini investigative nel mondo si fanno molto spesso basandosi sui tabulati, sulle intercettazioni. Se non ci fosse il traffico di celle telefoniche, buona parte delle indagini che si fanno anche nei Paesi più attaccati alla privacy non si farebbero”, ha detto il ministro degli Esteri. “Io rispetto gli argomenti dei governi con cui abbiamo a che fare però bisogna giudicare con buon senso, e il buon senso dice che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle Piramidi”, ha aggiunto Gentiloni. “Non c'è da parte nostra una rinuncia a chiedere che venga assicurata la verità, come è doveroso che sia. C'è la decisione, visto che il livello di collaborazione si è rivelato insufficiente, di prendere delle misure che diano questo segnale di insoddisfazione in modo proporzionato e senza scatenare guerre mondiali”, ha detto ancora il ministro affermando che nei prossimi giorni saranno valutate le misure da prendere. Oggi intanto l'ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, ha lasciato il Cairo ed è rientrato in Italia. Martedì dovrebbe incontrare il ministro.
Mai come in questa fase i rapporti tra Italia ed Egitto sono stati tanto tesi: dopo il fallimentare vertice di Roma tra investigatori di Roma e del Cairo, e dopo l'evidente nuovo tentativo di depistaggio di questi ultimi, il governo italiano ha deciso di richiamare l'ambasciatore in Egitto in segno di protesta per la decisione degli inquirenti africani di non fornire i tabulati telefonici di Giulio Regeni, ritenuti cruciali per le indagini. Pierferdinando Casini, Presidente della Commissione esteri del Senato, ha dichiarato: "Siamo delusi: per due mesi siamo stati deliberatamente presi in giro con l'invenzione di verità di comodo presto rivelatesi improbabili, con un depistaggio perfino nei confronti dei nostri magistrati. Gli egiziani hanno sbagliato a considerare la visita a Roma poco più che una scampagnata". L'ex presidente della Camera – sulla stessa lunghezza d'onda del Ministro degli Esteri – avverte il governo egiziano che – qualora la situazione non subirà una svolta decisiva – l'Italia prenderà in considerazione l'adozione di altre misure per arrivare alla verità sulla morte del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni.
Regeni, Casini: "Il regime egiziano non può permettersi la verità"
Secondo Casini, arrivati allo stato attuale, il rientro in Italia dell'ambasciatore Maurizio Massari è ormai inevitabile: "Esaurito l'elenco delle misure simboliche – spiega – bisognerà adottarne di nuove. Per esempio, si potrebbe inserire l'Egitto nella ‘lista nera' dei paesi pericolosi compilata dalla Farnesina, sconsigliarlo come meta per i nostri turisti e ricercatori". Il presidente della Commissione Esteri del Senato aggiunge: "Il governo sta mettendo tutta la determinazione, ma il pericolo che ci si vada a impantanare come con l'India esiste. E proprio considerando la relazione esemplare che c'era tra Italia ed Egitto, ulteriori reticenze da parte egiziana fotograferebbero un regime che non può permettersi alcun atto di verità. Da amici di Al Sisi diciamo: attento, i tuoi tanti nemici traggono alimento da questa vicenda per delegittimarti".
Nel frattempo Paola Regeni, madre di Giulio, ha inviato una lettera aperta al quotidiano Repubblica: "Giorno dopo giorno emerge con sempre più forza come la tragica vicenda di Giulio abbia emozionato tantissime persone che con discrezione si avvicinano alla nostra famiglia, esprimendo la loro partecipazione con una lettera. Lettere di affetto, di solidarietà, di sostegno nella ricerca della verità e soprattutto di empatia!".