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Borse di studio Ue premiano ricercatori italiani, ma la metà di loro è all’estero

Le borse di studio del Consiglio europeo della ricerca premiano gli italiani ma la maggior parte di loro lavora all’estero.
A cura di Antonio Palma
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L'Italia può ancora sperare in un classe di ricercatori di alto livello se i risultati del Consolidator Grant, il concorso per borse di studio destinato ai ricercatori europei a metà della loro carriera, ha premiato quest'anno ben 46 scienziati italiani tra i 312 beneficiari. Si tratta infatti di un risultato sorprendente che piazza il nostro Paese al secondo posto nell'Unione Europea, dopo la Germania, quanto a numero di cervelli premiati. Peccato però che la maggior parte dei ricercatori italiani premiati, e che si dovranno spartire con gli altri colleghi europei i 572 milioni di euro di finanziamenti concessi dal Consiglio europeo della ricerca, si trovano all'estero dove hanno trovato situazioni più soddisfacenti per portare a termine le loro ricerche. Tra i 46 italiani premiati infatti ben 26 lavorano all’estero, vale a dire più della metà. Si conferma dunque una situazione già tristemente nota che vede i ricercatori del Bel Paese emigrare in altri Stati perché in Italia non riescono a lavorare e a portare avanti le loro ricerche, nonostante le loro competenze accertate a livello internazionale.

Poche strutture in Italia – In media i finanziamenti assegnati a ciascun ricercatore per quest'anno sono di 1,84 milioni di euro per cinque anni che ogni beneficiario potrà dividersi con la propria squadra di ricerca. Quest'anno tra i 312 ricercatori scelti,  provenienti da 33 Paesi, il numero delle donne sale al 24%, mentre l’età media si situa intorno ai 39 anni. Tra i ricercatori più premiati oltre ai tedeschi (48) e agli italiani, anche quelli francesi (33) e i britannici (31). In termini di strutture ospitanti invece l'Italia è molto indietro con soli 20 vincitori premiati. In generale il 45% dei borsisti proviene dal settore "fisica e ingegneria", il 37% dalle "scienze della vita" e il 19% dalle "scienze sociali e umane".

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