È la mattina della vigilia di Pasqua e sulla spiaggia romana di Torvajanica non si vede un’anima. Per Fortunato Bettini, manovale, quella è una giornata di lavoro come ogni altra. Sta consumando la sua colazione seduto sulla sabbia ancora fredda e umida del litorale tra Ostia e Marina Ardea, quando, in lontananza sulla riva, nota un pezzo di stoffa scura che sventola come una bandiera da una figura lunga come un fuso. Si avvicina circospetto, incuriosito da quella sagoma che il mare ha restituito alla terra. Solo quando è a pochi passi riesce distinguere che si tratta del lembo di una giacca. Roseo e freddo come il travertino, riverso a pancia in giù, si allunga il corpo di una giovane donna a piedi nudi, il volto appoggiato sulla battigia e immerso in pochi centimetri d’acqua
La storia di Wilma Montesi
L'indomani la notizia del macabro ritrovamento della sconosciuta di Torvajanica fa vendere centinaia di copie ai giornali locali. È grazie all'accurato articolo di Fabrizio Meneghini su ‘Il messaggero' – che descrive nei dettagli i tratti della giovane – che Rodolfo Montesi, falegname, riesce a riconoscere la figlia, scomparsa il 9 aprile 1953, due giorni prima. Quel giovedì, infatti, Wilma, aspirante attrice che aveva lavorato come comparsa in pellicole minori a Cinecittà, esce di casa da sola per una passeggiata rifiutando l'invito di mamma Maria e della sorella Wanda ad andare al cinema con loro a vedere la Carrozza d'oro.
La sconosciuta di Torvajanica
Non mi piacciono i film di Anna Magnani, si giustifica, poi prende la borsetta ed esce dal modesto palazzo in via Tagliamento, quartiere Trieste, intorno alle 17. Quella notte Wilma non rientra a casa e per i genitori l'angosciosa ipotesi che sia accaduto qualcosa di terribile è praticamente una certezza. Wilma, ventun anni, sta per sposarsi con Angelo, giovane agente di polizia d'istanza a Potenza. È una ragazza riservata e seria e in mente non ha altro che confezionare il candido corredo per le imminenti nozze. Secondo il medico legale sul corpo della futura sposa non ci sono tracce di violenza, neanche carnale. Nonostante sia stato trovato spogliato dalle calze e dalla gonna, non vi è stata violenza sessuale. Se di incidente si è trattato, però, perché quella giovane donna si trovava a quaranta chilometri da casa? Alcuni testimoni riferiscono di averla vista sul treno che da Roma porta a Ostia, da dove, verosimilmente, qualcuno doveva averla prelevata con un'auto per percorrere gli altri 20 chilometri fino a Torvajanica. Per la Questura è solo uno sfortunato incidente, per la stampa no. Perché la polizia non indaga?
Attilio Piccioni e l'imbarazzo della DC
Prima il ‘Roma', poi ‘Paese sera', il ‘Corriere della Sera' e ‘il Messaggero', pubblicano la tesi dell'insabbiamento a favore dei colpevoli del delitto, un gruppo di politici e notabili della DC che si riuniscono in una villa a Capocotta, per delle serate ‘disinibite'. ‘Il merlo', giornale di destra, pubblica una vignetta che ritrae gli uffici della Questura, dove un piccione si è posato con un reggicalze stretto nel becco. Il riferimento è alle voci secondo le quali Piero Piccioni, figlio di Attilio, ministro degli Esteri del governo Alcide De Gasperi, avrebbe portato in questura gli abiti dei quali Wilma era stata svestita, compreso il reggicalze.
Le serate a luci rosse di Ugo La Montagna a Capocotta
Il principale accusatore di Piccioni figlio, all'epoca giovane musicista, è Silvano Muto autore di un articolo di fuoco su ‘L'Attualità', dove si riportavano le dichiarazioni di Adriana Concetta Bisaccia, aspirante attrice che avrebbe assistito alla morte – per una reazione all'assunzione di alcol e droghe – della giovane Wilma Montesi, ospite con lei quella sera alla festa del marchese Ugo La Montagna. Dopo la morte accidentale, secondo la fonte, un'aspirante attrice e ospite fissa delle serate orgiastiche di casa la Montagna, il corpo di Wilma sarebbe stato scaricato in riva alla spiaggia vicina. Lo scandalo dei festini hot di Capocotta non tarda a far sentire i suoi effetti sulla credibilità politica del ministro Piccioni e di tutto il governo. Nella primavera del '53 l'esecutivo del presidente De Gasperi non ottiene la fiducia, tanto che il 17 agosto il presidente della Repubblica, Giulio Einaudi incarica Giuseppe Pella di formare un governo provvisorio.
Il cigno nero
Intanto, a suffragio della pista dei festini spunta una nuova testimonianza, quella di Augusta Moneta Caglio, battezzata dalla stampa, ‘il Cigno nero', per i capelli corvini e il lungo collo. La giovane aspirante attrice ed ex amante del La Montagna conferma la presenza di Wilma alle serate di Capocotta. Le indagini vengono finalmente riaperte trascinando nel vortice dello scandalo Piccioni, la Montagna e il questore di Roma, Saverio Polito, accusato di aver insabbiato l'inchiesta. Nel '55, sotto i flash delle macchine fotografiche, inizia il processo. Da un lato ci sono gli accusatori, tra cui Muto e La Moneta Caglio, dall'altro gli imputati. E vengono condannati, i primi. Sul banco dei testimoni, infatti, sale la bellissima Alida Valli, stella del cinema italiano e fidanzata di Piero Piccioni. Altro che festini, secondo la Valli, Piccioni quella notte era con lei. I tre vengono assolti dalle accuse di omicidio e possesso di stupefacenti mentre Muto, la Moneta Caglio e quanti hanno sostenuto le accuse contro i rampolli dell'alta società romana vengono condannati per calunnia.
Le tre ipotesi
Qual è la verità? La morte di Wilma è stata la ghiotta occasione – per i nemici politici quali il nascente PCI, la destra e le stesse correnti avverse della DC – per minare la credibilità di un governo già traballante? Oppure l'aspirante attrice Wilma si era fatta ammaliare dal mondo della nobiltà capitolina e, ingenua e impreparata, ne era rimasta vittima? Riesce difficile credere che il corpo di quella ragazza, che l'autopsia ha accertato essere candido come il corredo che stava tessendo, si stesse preparando a una serata di dissolutezze con gli abiti modesti e la biancheria rammendata che indossava. Forse è vera la terza ipotesi, quella accolta in prima battuta dalle indagini è cioè che il mostro che ha portato via la vita di quella bellissima ventunenne non avesse né corpo né colore politico, ma la glaciale trasparenza del mare di Torvajanica. Che ci faceva, allora, il corpo con le gambe allineate e distese, un braccio allungato lungo un fianco e l'altro piegato con la bocca sotto il mento, come se dormisse? È stato il mare a metterla in quella posizione o la pietosa mano di qualcuno?