Carezze sulla schiena, mani fra i capelli e "sotto la maglietta", messaggi inopportuni. È di questo che raccontano alcune studentesse riguardo un docente che fino all'anno scorso collaborava con l'Università di Bologna. Attualmente, l'ateneo non ha più alcun rapporto con lui, anche in seguito alle segnalazioni del consultorio autogestito Mala Consilia, al quale le ragazze si sono successivamente rivolte.
Non si tratta di un ordinario, ma di un professore che annualmente collaborava con l’ateneo come ricercatore, tenendo anche dei seminari e dicendosi sempre disponibile a ripetizioni private per la preparazione di un esame che per molti rappresenta uno scoglio non da poco. Alcune delle giovani che si sono rivolte a lui, però, raccontano di una persona, non più giovanissima, con la tendenza ad allungare le mani. “Avevo sentito questa voce in giro, però non volevo crederci” dice una delle allieve che dopo mesi è riuscita a confidarsi. Ascoltando il suo racconto e quello di un’altra studentessa che ha deciso di parlarne, le cose, in chissà quante occasioni, sarebbero andate più o meno nello stesso modo. Innanzitutto, anziché comunicare via email (“Diceva che quella istituzionale non funzionava”) ci si scambiava subito i numeri di telefono, così da organizzarsi. Poi però arrivano anche faccine, frasi equivoche, messaggi della buonanotte, nomignoli. “All’inizio pensavo fosse un nonnetto simpatico” dicono entrambe, prima di entrare maggiormente nei dettagli nelle loro testimonianze-fotocopia. Dice una: “Arrivata nel suo studio, in università, mi ha stretto la mano calorosamente e mi ha abbracciato, dicendomi che avrei dovuto dargli del tu, perchè lui aveva questo atteggiamento informale con gli studenti e pretendeva che anche loro lo avessero con lui. Ho cominciato a leggere e dopo poco mi ha appoggiato la mano sulla spalla. Poi la mano è arrivata sul collo, sulla nuca, fra i capelli, sulla schiena”.
“È venuto dietro di me e ha cominciato ad accarezzarmi prima in testa, poi fra i capelli e poi sceso giù sotto la maglietta -racconta l’altra-. Appena mi ritraevo lui tirava via la mano, ma dopo due minuti me la rimetteva”. Cercando di allontanarlo e di finire la lezione il più velocemente possibile, entrambe spiegano di non aver raccontato nulla a nessuno per tanto tempo. E di aver visto quel docente, in quelle situazioni, perfettamente “a suo agio, sapeva bene cosa fare per rimanere impunito”. Le ragazze raccontano inoltre di alcune battute a sfondo sessuale durante le lezioni collettive, complimenti sull’aspetto fisico, frasi equivoche. “Alla fine della prima ripetizione mi ha detto che ci saremmo dovuti vedere molte volte perché c’erano delle lacune da colmare –continua una delle due- e che da come sarebbero andate queste lezioni sarebbe poi dipeso l’esito dell’esame”. Solo dopo avrebbe saputo che il docente in questione, proprio perchè in realtà un collaboratore, sul voto d’esame non c’entrava assolutamente niente.
“Quando sono tornata a casa mi sono fatta una doccia perché mi sentivo in un certo senso sporca –aggiunge-. Poi non ci sono più tornata”. Una delle due studentesse che oggi hanno deciso di raccontare tutto, invece, proprio per paura di non superare l’esame ha incontrato il docente una seconda volta. “È successa la stessa cosa”. Anzi, sottolinea, “si sentiva più libero di accarezzarmi, appoggiarmi la mano sulla nuca, sulla schiena, in maniera viscida”. Da quel momento, però, anche lei non lo ha più incontrato, interrompendo ogni conversazione anche via smartphone. “L’ho rivisto ad un seminario collettivo, ha avuto un atteggiamento assurdo nei miei confronti, sembrava quasi offeso -riprende la ragazza-. Dopo due minuti mi ha mandato un messaggio dicendo che era dispiaciuto per questo mio comportamento, che non pensava che sarebbe andata così”.
Le storie su questo docente, denunciate dal collettivo Mala Educacion, anima del consultorio autogestito, sarebbero arrivate agli organi competenti, dopo aver contattato la consigliera di fiducia. Su nomina del rettore dell’Università di Bologna, è presente infatti questa figura a disposizione in caso di discriminazione, molestie sessuali e morali e vicende di mobbing di docenti e personale tecnico-amministrativo dell’ateneo. Ma non degli studenti. “Non è scritto da nessuna parte che debba occuparsi anche di loro” spiega dal collettivo Eleonora Calamandrei, che aggiunge: “Per la gestione di questa zona grigia c’è un vuoto normativo enorme”.
Non solo: ci sarebbero anche altre difficoltà per chi deve denunciare. Dal tempo ridotto per poterlo fare formalmente (60 giorni) ai provvedimenti che si rischierebbero nel caso di accuse senza prove sufficienti. Possibile? Avremmo voluto chiederlo alla stessa consigliera di fiducia, la quale, essendo a quanto pare a conoscenza delle storie raccontate dalle studentesse, avrebbe potuto confermare o smentire anche altri aspetti legati alle testiomonianze delle studentesse e all'allontamento informale del docente.
Di sicuro, il diretto interessato pare all’oscuro di tutto. Intercettato in centro a Bologna, ha ammesso di non sapere esattamente le ragioni del mancato rinnovo con l’ateneo (“Avrei lasciato comunque, ho avuto problemi anche gravi” precisa) ed ha negato ogni contatto equivocabile. “Mi sento tranquillo con la coscienza –dice-. A me piace avere un avere un rapporto aperto, ho sempre fatto così in modo scherzoso, forse sono stato frainteso. Era solo cameratismo. Forse sono stato troppo amichevole”. Pur ammettendo invece qualche messaggio di troppo (“Con alcune c’era un’amicizia”), il prof si difende dietro gli in fraintendimenti, senza rendersi conto delle conseguenze sulle ragazze. “Adesso penso che certe cose possano capitare a chiunque, anche a me, e dovunque, anche in un posto sicuro come l’università -ammette una di loro-. Chissà quante altre ragazze ci sono che hanno subito la stessa cosa e fino ad oggi non ne hanno mai parlato”.