Ancora sangue a Damasco, almeno 40 morti
Sangue e terrore in mattinata a Damasco. La capitale della Siria è stata scossa da due forti esplosioni provocate da altrettante autobombe. La notizia dei «due attentati terroristici» è stata data dalla tv di stato siriana che riferisce di 40 morti e 170 feriti, nella periferia sud della città, nel distretto di al-Mazzeh. Gli attacchi sono avvenuti mentre «la gente si recava al lavoro e gli studenti a scuola» conclude l'emittente siriana che ha poi diffuso il video dei due attacchi. Immagini molto forti, nelle quali l'operatore insiste sui resti umani per strada e all'interno di auto carbonizzate. E ancora, ciò che resta della strada e degli alberi nei pressi dei due crateri dove sono avvenute le esplosioni.
«Il regime siriano è dietro questi attentati a Damasco» ha dichiarato Haytham al-Maleh, attivista politico e leader del Fronte d'Azione nazionale siriano. Quello di stamattina è sicuramente uno degli attentati più gravi da tantissimi anni a questa parte e ad essere colpite non sono strutture militari (come centrali di polizia e caserme) ma un obiettivo civile, nel cuore della capitale della Siria. In ogni caso, l'esercito libero siriano (Esl) -piattaforma che riunisce i soldati disertori anti-regime – smentisce ogni possibile collegamento coi fatti di Damasco.
A poco è servito il cessate il fuoco, ordinate il mese scorso da Kofi Annan, inviato speciale di Onu e Lega Araba per la Siria. A poco sono serviti gli osservatori inviati nel paese in guerra dalle stesse Nazioni Unite che al momento sono 70 e dovrebbe diventare «100 entro i prossimi due giorni» secondo lo stesso capo degli osservatori, il generale norvegese Robert Mood. E a fine mese i caschi blu disarmati saranno 300. Lo ha promesso lo stesso Assad. Di questi, 17 saranno italiani.
Ma in Siria la repressione non si ferma. Il Centro di documentazione delle violazioni in Siria riferisce che, prima del duplice attentato di stamane, nelle ultime 24 ore almeno 29 siriani sono stati uccisi. Tra i morti contati a Homs, Hama, Damasco e Idlib, anche i nomi di un bambino e due donne. Lo stesso generale Mood sarebbe uscito illeso da un attentato a Deraa, che ha colpito il convoglio sul quale viaggiava. E in tutto questo lunedì in Siria si sono tenute le elezioni, ma lo spoglio ancora non è terminato, o meglio i reclami dei candidati ancora non sono stati chiariti.