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Abbandonare i genitori anziani e malati è reato

L’ordinamento italiano punisce l’abbandono di incapaci, quindi anche di genitori bisognosi di cure e assistenza, con la reclusione da 6 mesi a 5 anni. In certi casi, inoltre, i figli dal punto civilistico hanno l’obbligo di corrispondere mensilmente gli alimenti legali ai componenti del nucleo famigliare incapaci di provvedere autonomamente al proprio mantenimento.
A cura di C. M.
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Secondo la normativa italiana attualmente in vigore, il figlio che abbandoni un genitore bisognoso di assistenza commette un reato. Secondo l'articolo 591 del codice penale, l'abbandono di incapaci, prevede la reclusione da sei mesi a 5 anni. "Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Alla stessa pena soggiace chi abbandona all'estero un cittadino italiano minore degli anni diciotto, a lui affidato nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro. La pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte. Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio, dal tutore o dal coniuge, ovvero dall'adottante o dall'adottato", recita il testo completo dell'articolo di legge.

Come spiega il portale specializzato Studio Cataldi, la giurisprudenza si è più volte soffermata sull'argomento e ha in più occasioni sancito l'obbligo di cura e assistenza nei confronti dei genitori. "Ad esempio, con la sentenza numero 44098/2016 la Corte di cassazione ha confermato la condanna per tale reato di un uomo responsabile di aver lasciato l'anziano padre in una situazione di pericolo, così contravvenendo anche alle norme costituzionali che riconoscono la famiglia come società naturale (art. 29) e la inquadrano tra le formazioni sociali ove i singoli estrinsecano la propria personalità e che sanciscono il dovere di solidarietà sociale (art. 3). La stessa posizione, rispetto a un caso analogo, è stata assunta anche dal Tribunale di Firenze con la sentenza numero 3964/2016, che ha ricordato che in capo ai figli sorge un dovere giuridico oltre che morale di assistere i genitori in difficoltà".

Dal punto di vista civilistico, inoltre, gli articoli 433 e seguenti del codice civile prescrivono precisi doveri di cura rispetto alla madre e al padre e disciplinano la corresponsione di eventuali alimenti legali, ovvero "di prestazioni di assistenza materiale che vanno riconosciute nei confronti di chi non è in grado di provvedere autonomamente al proprio mantenimento e che sono poste a carico di soggetti vicini al bisognoso, tra i quali i figli, anche adottivi". L'obbligo di prestare gli alimenti ai genitori è però influenzato "dalle capacità reddituali del singolo onerato, che contribuiscono, unitamente all'effettivo bisogno del beneficiario, a determinare il quantum della prestazione. Quest'ultima può consistere o in un assegno periodico o nell'accoglienza e nel mantenimento del bisognoso nella propria casa". Chi si sottrae a tale obbligo civile rischia una condanna penale per il delitto di violazione degli obblighi di assistenza familiare, previsto dall'articolo 570 del codice penale e punito con la reclusione sino a un anno e con la multa da 103 a 1.032 euro.

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